l’uovo in piedi. Intanto i lettori crescevano. Se la scienza ufficiale non accordava ancora il suffragio a Darwin, si alzava però verso di lui da ogni parte questo fumo dal dolce odore ch’è la celebrità. Egli aveva torto di domandare all’opinione pubblica un verdetto sul valore delle sue idee. Posta la qualità dell’argomento e il contegno degli scienziati, non si poteva chiedere al pubblico un giudizio esplicito e preciso sulla teoria della selezione naturale. Creando celebri l’uomo e il suo libro, il pubblico, in sostanza, si pronunziava a favore di un metodo razionale qualsiasi, buono per dimostrare che le specie sono venute al mondo come ci vengono gli individui, naturalmente. Ma la celebrità, per quanto dolce odore d’incenso abbia, è pur sempre fumo e intorbida l’aria. Essa emana di sua natura da uno sterminato numero di persone, la maggioranza grandissima delle quali appena sa il nome di ciò che onora, appena ha un concetto fumoso del perchè di quest’onore che va congiunto ad un nome. E questa maggioranza cieca si allarga sempre più nelle generazioni che arrivano mano mano all’uso della cultura e dei pregiudizi comuni. Io non intendo seguire ora i passi della fama di Darwin; essa raggiunse una diffusione che i nomi di Newton, di Copernico e di Galileo non hanno superata, Lui vivo, si arrivò