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318 | la lena. |
Corbolo. Chiacchiare.
Cremon.Gli dovéa li danari, che tu, Corbolo...
Corbolo.Oh che finzion!
Cremon. Venisti oggi a richiedergli...
Corbolo.Io?
Cremon. Tu, sì.
Corbolo. Guata viso! come fingere
Sa bene una bugía!
Ilario. Corbolo, pigliali
E riponli. Va va, tu; va, di’ a Giulio,
Che questi scherzi usar non si dovrebbeno
Con gli amici...
Cremon. Che scherzi?
Ilario. E convenevoli
Non sono alli par’ suoi.
Cremon. Non credo ch’abbia
Mio padron fatto... Che m’accenni, bestia?
Vô dir la verità...
Corbolo. Accenno io?
Cremon. E difendere
Il mio padron, ch’a torto tu calunnii.
S’avesse avuto egli i danar, prestatogli
Li avrebbe volentier.
Corbolo. Danari? Pigliati
Piacer? Ti sogni forse? o noi pur scorgere
Credi per ubbriachi o per farnetichi?
Cremon.Or non portasti queste vesti a Giulio,
Tu, questa mane?
Corbolo. A pie a cavallo? Abbiamoti
Inteso.
Cremon. Pur anco m’accenni?
Corbolo. Accennoti?
Ilario.Oh, che ti venga il mal di Santo Antonio!1
Non t’ho veduto io che gli accenni?
Corbolo. Accennoli
Per certo, a dimostrar che le malizie
Sue conosciamo, e ch’a noi non può venderle.
Cremon.Malizie son le tue.
Ilario. La vô intendere.
Onde hai tu avute queste robbe?