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244 i suppositi.

Dulippo.                            E dice che vi puzzano
Li piedi e le ditella, sì che ammorbano:
E più, che avete un fiato incomportabile.
Cleandro.Non possi aver mai cosa ch’io desideri,
S’io non lo pago.
Dulippo.                            Che vi pende l’ernia.
Cleandro.Oh che gli venga il mal di sant’Antonio!1
Tutto cotesto che dice, è falsissimo.
Dulippo.E che cercate pigliar questa giovene,
Più perchè dei mariti desiderio
Avete, che di moglie.
Cleandro.                                   Che significa
Questo suo dire?
Dulippo.                            Che adescar li gioveni
Così volete, chè a casa vi vengano.
Cleandro.Li gioveni? a che effetto?
Dulippo.                                        Immaginatelo
Voi pur.
Cleandro.               Può esser che dica Pasifilo
Coteste ciance?
Dulippo.                         E molte altre bruttissime
E disoneste.
Cleandro.                    E gli crede Damonio?
Dulippo.Sì, più che al Credo; e già vi avrebbe dato la
Repulsa, se non fosse che Pasifilo
Lo prega che non voglia anco risolvervi;
Chè spera, s’egli tien la cosa in pratica,
Aver da voi danari e mille comodi.
Cleandro.Aver da me? Voglio che, come merita,
Abbi un capestro. E perchè2 non ebbi animo
Di dargli queste calze, come fossino
Un poco più di quel che sono, logore!
Dulippo.Per dio, per dio, avrà fatto gran perdita!
Volete altro da me?
Cleandro.                                Non altro; avuto ne
Ho pur troppo.
Dulippo.                       Io ritornarò, piacendovi,



  1. Anche nella Lena, atto III, sc. 6, è, colle parole medesime, una siffatta imprecazione. Chiamavasi già male di Sant’Antonio una malattia cutanea di natura inflammatoria, alla quale oggi i medici danno il nome di Zona.
  2. E sì che, Forsechè. Vedi a pag. 38, 68 e 241. Qui pure il Pezzana ebbe alterato il testo, scrivendo: «E non ebbi io già in animo.»