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298 la lena.

Corbolo.                                          Vuoi tu trartela?
Flavio.La vô a ogni modo satisfar: che diavolo
Fia?
Corbolo.        Or vadan tutti li beccai e impicchinsi,
Chè nessun ben come la Lena scortica.
Flavio.Voglio che fra le quindici e le sedici
Ore, da parte mia tu vada a Giulio,
E che lo preghi che mi trovi subito
Chi sopra questi miei panni m’accomodi
Delli denar che sa che mi bisognano.
E se ti desse una lunga,1 rivolgiti
Al banco de’ Sabbioni,2 e quivi impegnali
Venticinque fiorini; e come avuto li
Abbi o da un luogo o da un altro, qui arrecali.
Corbolo.E tu starai spogliato?
Flavio.                                   Che più? Portami
Un cappino e un saion3 di panno.
Lena.                                                       Spacciala;
Chè ancor ch’egli entri qui, non ha da credere
Ch’io voglia che di qua passi la giovane,
Prima che li contanti non mi annoveri.
Flavio.Entrerò dunque in casa.
Lena.                                      Sì ben, entraci;
Ma con la condizion ch’io ti specifico.


SCENA III.

CORBOLO solo.


Potta!4 chè quasi son per attaccargliela!
Ho ben avuto a’ miei di mille pratiche
Di ruffiane, bagascie e cotai femmine
Che di guadagni disonesti vivono;
Ma non ne vidi a costei mai la simile.


  1. Vedi a pag. 67, lin. 18; e la nostra nota alla pag. 224.
  2. Banco degli Ebrei, sulla via detta dei Sabbioni, dove presentemente è il Ghetto. — (Barotti.)
  3. Le antiche stampe hanno, male a proposito (come a noi pare): saccon. E così pure ha la Crusca, riferendo questo passo all’art. Cappino; senza tuttavía replicarlo o spiegarlo, come di lezione sincera farebbesi, sotto Saccone.
  4. Vedi alcuna delle forme intere di questa sorta di giuramento sconcissimo, nel Vocabolario della Crusca.