Potesse, che con quel poco salario
Che dal patrone ha costui, sì onorevole-
mente vestir si potesse. Or comprendone
La causa: avéa cura egli dello spendere
E di tenere i conti e del riscuotere;
Le chiavi de’ granari in sua mano erano.
Dulippo di qua, Dulippo di là; intimo1
Egli al patrone; egli ai figliuoli in grazia:
Era fa il tutto;2 egli d’oro finissimo,
Di fango éramo noi altri, e di polvere.
Or vedi ciò che gli interviene all’ultimo!
Gli sarebbe, per dio, stato più utile
A non far tanto.
Pasifilo. Tu di’ il vero, Nevola,
Che glie l’ha3 fatto troppo.
Nevola. Donde diavolo
Esci tu?
Pasifilo. Esco dalla casa propria
Che tu, ma non per quell’uscio medesimo.
Nevola.Dove eri tu? Già un pezzo credevamoci
Che ti fossi partito.
Pasifilo. Essendo a tavola
Mi sentíi in corpo non so che, che correre
Ratto mi fe alla stalla; ove poi presemi
Il maggior sonno ch’io avessi già quindici
Giorni, e forza mi fu quivi a distendere
Sopra la paglia, dove ho poi continua-
mente dormito. E tu, dove vai?
Nevola. Mandami
In gran fretta il padrone in un servizio.
Pasifilo.Si può egli dir?
Nevola. No.
Pasifilo. Quasi più informatone
Di me fuss’egli! Oh Dio, che cosa, standomi