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atto secondo. — sc. iv. 241

Pur colpa al fieno e alla biada, che costano.
Dulippo.(Lascia pur fare a me.)
Cleandro.                                      Taci, brutto asino,
E guarda se apparir vedi Pasifilo.
Dulippo.(Quando io non possa far altro, vô spargere
Tra Pasifilo e lui tanta zizzania,
Che non credo che mai più amici tornino.)
Carione.Non bastava, patrone, che venuto ci
Fusse un di noi, senza venir voi proprio?
Cleandro.Sì, perchè1 sête assai diligenti uomini!
Carione.Per dio, voi cercate altri che Pasifilo;
Chè dovete pensar, che se Pasifilo
Non avesse trovato miglior tavola
Della vostra, già un pezzo nella camera
Vi aspetterebbe al fuoco.
Cleandro.                                        Or non mi rompere
Il capo. Ma ecco da chi potrò intendere
Se forse con Damonio costui2 desina.
Non sei tu servitore di Damonio?
Dulippo.Sì, sono, al vostro piacer.
Cleandro.                                          Ti ringrazio.
Tu mi saprai dunque dir se Pasifilo
Gli è stato oggi a parlar.
Dulippo.                                        Ci è stato, e credo ci
Sia forse ancora. Ah, ah!
Cleandro.                                        Ma di che ridi tu?
Dulippo.D’uno ragionamento, da non ridere
Per ognuno però, ch’ebbe Pasifilo
Pur dianzi con mio patrone.
Cleandro.                                             Potrebbesi
Risaper...
Dulippo.              Ah! non saría onesto dirvelo.
Cleandro.Se si appartiene a me?
Dulippo.                                   Basti.
Cleandro.                                             Rispondimi.
Dulippo.Non vi posso dir altro; perdonatemi.
Cleandro.Questo solo, e non altro, vorría intendere,
Se si appartiene a me: dillo, di grazia.
Dulippo.Quando io fussi sicuro che star tacito
Voi ne doveste, vi scoprirei libera-


  1. Vedi la nota 1 a pag. 68.
  2. Cioè, il parasito.
ariosto.Op. min. — 2. 21