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Nei sette componimenti drammatici che forniscono pressochè tutta la materia di questo volume, è da specolare non meno che in tutti gli altri la natura benigna insieme e benefica di Lodovico Ariosto, l’ingegno di lui trasmutabile (come Dante diceva) in più guise; e pur sempre assai rilevato, quando ancora non sopra tutti eminente. Per forza comica, per la novità degli archetipi nessuno superò allora il Machiavelli; ma nelle morali intenzioni sarà tuttavia da anteporgli il Ferrarese, che altresì nella fama goduta nell’arte di Terenzio e di Plauto non sembra che avesse rivali. Nelle allusioni, frequenti e pungentissime, agli errori ed abusi, alle ingiustizie e sciagure del tempo, sarà da considerarsi la libertà che in esso era data così alla penna come alla stampa, prima che si avverasse quell’ultima rovina d’Italia, che i sapienti avevano prognosticata, e si compiè veramente quando i due maggiori stati di essa ebbero senza riparo perduta la loro indipendenza. Le oscenità scoperte o velate di equivoci non ci faticheremo a scusare, perchè procedenti da cosa per sè non iscusabile, com’è la inverecondia dei costumi.
Le due Commedie in prosa sono il solo documento ben certo e studiato che l’Ariosto ci lasciasse della sua perizia e maniera di fare trattando la sciolta orazione. Molti si ostineranno a credere ch’egli assai meno in questa valesse, che non quando constringea sè medesimo tra le leggi del metro e della rima: contuttociò non appajono in quella difetti che a lui potessero tôr grado di prosatore eccellente, ov’ei pur tale si fusse proposto divenire. La sola qualità che contrasti non lievemente all’indole e ai bisogni della drammatica, si è il periodare per lo più nei monologhi dilungato, oratorio piuttosto o accademico, spesse volte tortuoso e rientrante in sè stesso per soverchio d’incisi o mal effetto delle trasposizioni. Ma questi vizii dello stile si ravvisano in parte corretti, dopo il primo e più giovanile sperimento della Cassaria, nella commedia I Suppositi; e in quanto spetta alla lingua, ambedue sono, a malgrado di poche macchie, meritevolissime della stima che ottennero, e da tenersi più che sinora non fecesi ad esemplare.