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112 | i suppositi. |
mente, per l’età e per l’amore ch’egli le ha portato e mille altri rispetti, che a me si conviene. Io, che moglie cercavo per desiderio di lasciare erede, ora non ho più nè bisogno nè voglia, perchè il mio figliuolo, che ne la presa de la mia patria persi, oggi ho ritrovato, come io ti narrerò più ad agio.
Damone. Il parentado e l’amicizia tua, Filogono, io debbo per molte condizioni non meno desiderare, che tu la mia; e così l’accetto, e sopra tutte le altre che mi siano state offerte, o che sperate io abbia, mi è gratissima. Il figliuolo tuo e per genero e per figlio raccoglio, e te per onoratissimo parente: e tanto più me ne gode l’animo, quanto te, Cleandro, ne veggio rimanere soddisfatto; e teco mi allegro che ritrovato abbi il tuo figliuolo: di che Pasifilo me ne ha pienamente informato. Ma eccoti, Filogono, il tuo desiderato Erostrato; e questa è la nuora tua.
Erostato. O padre!
Pasifilo. Oh quanto1 è la tenerezza de li padri verso i figliuoli! Per gaudio non ha Filogono facoltà di esprimere una parola: solo usa le lagrime in vece di quella.
Damone. Andiamo in casa.
Pasifilo. È ben detto: in casa, in casa.
SCENA X.
NEBBIA, DAMONE e PASIFILO.
Nebbia. Padron, ho portato li ferri.
Damone. Portali via.
Nebbia. Che vuoi che ne faccia?
Pasifilo. Va’, méttiteli ove si soffian le noci. A rivederci, brigata; e fate segno di allegrezza.2
- ↑ Così tutte le stampe.
- ↑ La stampa del Zoppino soggiunge ancora: Valete. — Vuolsi che il Shakespeare traesse da quest’opera del nostro autore (che fu tradotta in inglese da Giorgio Gascoigna, e rappresentata in Londra nel 1566) l’episodio di Bianca e Lucenzio, che trovasi nella sua commedia Taming of the shrew (Il domatore della donna bisbetica.)