Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
notizie | 447 |
accompagnarli con due oratori, quando, creati cardinali dallo zio Pontefice, si recarono a Roma per prendere la porpora. Da Roma non tornò più a Bologna che il Mila; Rodrigo invece andò legato nelle Marche e fu poi creato Vicecancelliere della Chiesa.
E. C.
— Il senatore Ariodante Fabretti ha pubblicato coi suoi tipi privati il vol. III delle Cronache della Città di Perugia. Contiene una breve Prefazione dell’editore, e i seguenti testi tutti finora inediti: Frammenti di Cronache perugine di vari autori 1502-1593; Memorie di Perugia, di Francesco Baldeschi, 1540-1545 -, di
Sciro Sciri, 1502-1544-, di Vincenzo Fedeli, 1549-1573-, di Ranieri Franchi, 1563-1579; Frammenti inediti delle Memorie di
Teseo Alfani e di Cesare Bontempi, soppressi nella pubblicazione generale fattane nel to. XVI, parte li, dell’Archivio storico italiano (Serie I).
Per i precedenti due voll. ved. la recensione di G. R. Sanesi in Arch. stor. ital., 1888, II, 238-242.
— La signorina E. Errera, dalla quale abbiamo altra volta lodato lo studio sulle Filippiche del Tassoni (cfr. Arch. 1890, VI, 519-20) ne ha pubblicato un altro su la Pietra del paragone politico, di Traiano Boccalini (Milano, Cooperativa italiana, 1891. 8.° pp. 30.) Anche quest’opera è, in forma allegorica e satirica, una vivace protesta contro la preponderanza spagnuola: e la signorina E. va cercando anche in questa se vi sono germi della futura aspirazione all’indipendenza e unità nazionale. L’Aut. espone il concetto generale dell’opera del Boccalini; poi i giudizi di lui sulla monarchia spagnuola, sul mal governo spagnuolo in Italia, sui maggiori pericoli che esso apparecchiava all’Italia nell’avvenire: onde si dimostra come il B, avesse «non solo piena e dolorosa coscienza dei mali dell’Italia al suo tempo, ma anche netta e dolorosa visione dei pericoli avvenire». Infine l’Aut. discorre delle speranze del B. quanto alla redenzione d’Italia; e quantunque creda d’intravedere nel B. una qualche «lontanissima» aspirazione d’indipendenza nazionale, e si compiaccia ch’egli proclami Carlo Emanuele I duca di Savoia «primo guerriero italiano», è costretta a concludere «che la fede nell’avvenire della patria è «veramente scossa nell’anima sua». Infatti, salvo l’odio intenso contro la Spagna, il B. non ebbe mai un concetto chiaro della possibilità e del modo del risorgimento politico dell’Italia.
— Del Bacco in Toscana di Francesco Redi non avevamo ancora uno studio né una edizione critica: il sig. Gaetano Imbert