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360 | il libro di antonio billi |
|fo. 77v] XII. Gherardo detto lo Starnina dipinse nel Carmino la cappella di s.o Girolamo. Et perchè gli era stato assai tempo in Ispagna et in Francia fene in detta cappella certi vestiti al modo di detti paesi.
Dipinse nell’acquisto di Pisa l’anno 1406, nella faccia della Parte Guelfa, dal lato di fuori s.o Dionigi et la città di Pisa alto sopra la scala.
Costui si disse essere huomo molto virtuoso, in modo che la minore virtù che si diceva essere in lui, era la pittura.
Sono e discendenti detti quelli di Mariano di Gherardo in Firenze et hanno a fare alla torre delognogni (sic) di là dall’Aparita et stanno a casa nella Via de’ Buonfanti passato il canto di Via Ghibellina.
XIII. El Bicci fiorentino. Di costui si vede e martiri nella chiesa del Carmino, et nella compagnia de Martiri drieto a Camaldoli uno s.o Cristofano al lato alla porta del martello di S.a ✠ et la parte al lato di fuori et dentro nel chiostro.
La sala della casa vecchia de Medici in Via Larga.
12 Apostoli che sono in S.a Maria del Fiore et i santi a piè delle finestre delle cappelle. La cappella de’ Martiri in San Marco fatta per Neri suo figliuolo 7) et una cappella in Ognisanti de’ Lenzi. Dicono che Neri suo figliuolo dipinse la cappella de’ Lenzi in Ognisanti.
|fo. 78r] XIIII. Masaccio fu optimo immitatore della natura di gran rilievo, universale et buono componitore et puro senza ornato; perchè solo si dette all’immitatione del vero et rilievo di figure. Fu certo buono perspettivo quanto huomo di quelli tempi et di gran facilità nel fare, sendo giovane, perchè morì d’anni ventisei 8) a Roma: dissesi di veneno.
Costui dipinse nel Carmine di Firenze, nel chiostro della porta che entra in chiesa, una processione con grande artificio. Et in detta chiesa nel pilastro della Cappella de’ Serragli uno s.o Paulo con grande artifitio.
Et nella Cappella de’ Brancacci in detta chiesa, una parte di essa, che infra l’altre figure vi è uno che triema: et dipinse altre cose.
Costui era amato da Philippo di ser Brunellesco el grande architetto, perchè lo vedeva d’ingegno perspicace: et insegnolli molte cose dell’arte. Et quando esso Philippo intese la sua morte, dimostrò esserli molesta: et co suoi domestici usava di dire: noi habbiano fatto una gran perdita.
Costui dipinse in S.a M.a Novella uno Crocifisso cioè la Trinità et a piede la morte, molto bella, dietro al pergamo.