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340 | il libro di antonio billi |
messo a profitto gli appunti del Libro d’Antonio. Si sa, però, che l’opera di cui si tratta non appartiene a Desiderio, ma bensì a Bernardo Rossellino (Vedi Vasari, t. III, p. 108, nota 6).
(Antonio Rossellino.)
(59) Riguardo a questa tavola, vedi quello che si dice più sotto nella nota 158 alla notizia biografica di Piero del Pollaiuolo.
(60) Si sa che il Vasari dà a L. B. Alberti l’architettura di queste due fabbriche. Ma ci sono ragioni, - e furono già spiegate dall’annotatore recentissimo del biografo aretino - che potrebbero indurci a credere più autentica l’attribuzione del Petrei (o piuttosto del Libro d’Antonio), e questo tanto più, poichè non esistono testimonianze di documenti in favore dell’Alberti (Vedi Vasari, t. II, p. 543, nota 1). Chi fosse poi Antonio di Migliorino Guidotti a cui vien attribuito il modello della loggia degli Alberti, non sapremmo dire.
(61) All’opposto dell’Albertini, del Vasari, e anche dell’Anon. Gaddiano, la cosidetta Madonna del latte qui viene assegnata a Bernardo Rossellino. Se però si considera, che i due ultimi autori hanno potuto togliere la loro attribuzione dall’Albertini, - autore che non merita troppa fiducia nei suoi battesimi, - non si potrà respinger senz’altro la opinione che ne fa autore Bernardo, derivata da una fonte così autorevole, come è il Libro d’Antonio. Ed infatti anche ragioni stilistiche ci sembrano avvalorare la notizia di quest’ultimo; confrontando il nostro rilievo d’una parte colle opere autentiche di Bernardo (Annunziata di Empoli, Madonna di Misericordia d’Arezzo), dall’altra con quelle di Antonio (Monumento del Cardinale di Portogallo, Altare della Capp. Piccolomini a Napoli) ci pare di ravvisarvi più somiglianza collo stile delle prime che delle ultime. Del resto anche il Fantozzi e il Moisè danno la Madonna del latte a Bernardo, senza però indicar la fonte della loro attribuzione.
(62) Il Petrei copiando in fretta mette “Napoli„ invece di “Empoli„ dove si trova tuttora il San Sebastiano rammentato. La tavola di marmo che andò a Napoli, è il presepio nell’altare della Capp. Piccolomini nella chiesa di Monteoliveto. Dell’altra che il maestro mandò a Lione, non si sa nulla; il Vasari non la ricorda.
(Nanni d’Antonio di Banco.)
(63) Errò il Petrei, se colle ultime tre parole voleva dire che più di uno solo degli evangelisti sulla facciata del Duomo fosse di Nanni: si sa che gli altri tre sono opere di Donatello, Niccolò di Piero d’Arezzo, e Bernardo Ciuffagni (Vedi Vasari II, 138, nota 1 e Semper, Donatello, seine Zeit und Schule, Vienna 1875, pag. 70 e 289 segu.) Oggi tutte e quattro queste statue sono collocate nelle cappelle