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rassegna bibliografica | 295 |
si convengono nè al concetto mio nè al mio poco sapere. Prenderò dunque un passo brevissimo, e raffronterò la sua colla versione del Manzi e del Boni e del Peyron; giacchè altre a notizia mia non ne giungono. Nè a Lei parrà . spero, pedanteria l’entrare ch’io farò in minutissimi particolari; giacchè non sdegna d’entrarvi e Dionigi d’Alicarnasso e Quintiliano e lo stesso grande oratore di Roma. Nè vietasi allo scienziato osservatore delle naturali bellezze usare il microscopio a discernere le venuzze e i nervolini che diffondono e svolgon la vita; nè è però tolto all’artista il comprendere con uno sguardo le più belle parti del corpo e il suo intero, nè all’uomo che pensa e ama è tolto d’indurre da quelle forme e colori i moti dell’animo e la qualità della mente. Ma con occhiate tra sbadate e sprezzanti l’uomo non forma in sè e non ispira in altri il senso del bello, nè con giudizi in digrosso, com’usa oggidì: che parrebbe le opere dell’arte essere somiglianti non a pianta viva o a corpo umano elegante, ma a figura di cartapesta o a fiore di seta.
Prendo dal libro secondo, là dove è detto della città di Platea, da’ Tebani occupata; che i cittadini, non sgomenti, s’intendono, s’armano, e vincono. In un periodo tanti insegnamenti di cose, e da scansare e da imitare, che ben col poeta può dirsi Maxima de nihilo nascitur historia. Vedesi come sia sovente annidato, più che nelle serve città, nelle libere il tradimento; come i facili vantaggi rendano spesso improvvidi e quasi stupidi i vincitori; come pericoli estremi possano rinfiammare il coraggio e aguzzare l’ingegno de’vinti; come sia leggier cosa abusare della vittoria, come la vittoria diventi de’ pericoli il più tremendo. Vedesi come l’asserragliare i passi sia munizione di guerra comune e alle tribù che portavano sui carri la patria, e a Platea e a Firenze e a Parigi. Ma nè le fiorentine discordie alle quali era fomite la diversità originaria delle razze e la confusione delle persone lamentata da Dante, nè la dissociata vita urbana della Francia moderna, dove il vicino rimane straniero al vicino e il casigliano incognito al casigliano, avrebbe fatto possibile il sùbito intendersi di que’ di Platea nel frangente, l’intendersi col forar le pareti, e dall’uno all’altro capo della città preparare una mina nascosta continuata che a un tratto