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prima poscritta alle osservazioni ec. 143

«Tronchi questa vergognosa controversia; e alle nostre lettere, così povere, conservi almeno il pregio di essere intemerate e onorate.... Ne va del comun pro e della dignità nazionale, che il sospetto e la frode vengano a contristare la fede publica, e che il brigantaggio passi dalle foreste sui palinsesti, e dalle Calabrie negli archivi e nelle biblioteche. Questo consiglio e questa preghiera io rivolgo ad un uomo, che i suoi scritti rivelano, essere del pari erudito e candido e intemerato e giusto».

3. Ma, dico io, se nessuno degli argomenti dei dotti di Berlino ha il valore di una dimostrazione o dà il diritto di dichiarare false quelle Carte, ma al più tutti uniti valgono a renderle sospette: come mai dovranno per ciò essere abandonate alla publica riprovazione? Un importante documento che sia sospetto, si studia, si esamina, si pone a confronto con altri documenti, si dà opera insomma di accertarne o la falsità o la sincerità; ma non si abandona, soltanto perchè è sospetto, alla universale riprovazione. A rendere sospetto un documento basta, per esempio, che distrugga antichi pregiudizii, o si trovi in contradizione con ambizioni locali. Tali motivi appunto rendono sospette le Carte di Arborea; e per simili motivi fu lungo tempo sospetto, e dai più, particolarmente in Toscana, reputato spurio, il trattato di Dante De vulgari eloquio. Contradittori possono sorgere contro qualunque documento più sincero. Chi ha certa fede di trarne dallo tenebre alcuno, che valga a far progredire la scienza: s’egli ama la scienza, il cui studio fu suo compagno e sua precipua cura in tutta la vita; s’egli ama la patria, la cui storia da quei documenti viene illustrata: non egli si ritrarrà spaventato dalla riprovazione, e meno ancora dal dileggio, degli opponenti, per quanto al pari di lui leali e sinceri; le stesse lodi e l’approvazione di molti gli torneranno grate senza fallo, ma non saranno sua guida: senza deviare dal retto cammino, nelle parole e negli argomenti sì -dei fautori come degli avversarli cercherà sola e sempre la verità, e quanto gli apra la via non solo a conoscerla egli medesimo, ma a renderla anche agli altri manifesta1.

4. Passando poscia a trattare la questione della sincerità dei manoscritti, il Liverani dice che «quando si piglia a cimentare e sindacare l’antichità di un codice, gli argomenti atti a mostrarne

  1. E ciò appunto mi mosse a dare volgarizzata la Relazione dei dotti Berlinesi contro le Carte di Arborea, affinchè gl’Italiani più facilmente abbiano dinanzi agli occhi quanto venne detto pro e contro, e può condurli ad una retta sentenza, nella presente questione.