Pagina:Andrea da Barberino - Guerino detto il Meschino, 1841.djvu/92

60 guerino.

ancora l’imperatore che gli promettesse, ritrovando il padre, di ritornare a lui. Il Meschino lo giurò e promise in presenza di tutta la Baronia. L’imperatore l’abbracciò, baciollo, e benedisselo. Volevagli anche dar compagnia, che il Meschino non volle, fuorchè cento danari d’oro, che egli accettò e portò con lui. Finalmente armato a cavallo uscì da Costantinopoli verso lo stretto dell’Ellesponto.

Fu a pochi palese la sua partenza, perchè il re Astiladoro che infestava gran parte della Grecia, non ne avesse notizia. Alessandro gli fece compagnia per fino al braccio di San Giorgio, dove fatta apparecchiare una galea, misevi dentro il suo cavallo e le sue armi, ed ordinò che lo portassero in Armenia, ovvero in Trabisonda, ovvero in Colchi, perchè i Turchi non lo prendessero. Abbracciatisi quindi ambidue con cuore molto tenero, il Meschino pregò Alessandro che facesse dire officii e orazioni a Dio per lui, e separatisi, piangendo l’un l’altro dirottamente, il Meschino entrò nella galea e fece vela andando al mar Maggiore verso la Tana.





    dargli prontamente l’assoluzione; ma il cappellano gli rispose di confessare prima i suoi peccati. La-Hire replicò di non aver tempo, perchè bisognava subito scacciar il nemico. A tali parole il cappellano gli trinciò alle corte l’assoluzione. Allora La-Hire fece la sua orazione a Dio dicendo colle mani giunte: «Dio, io ti prego di fare in oggi per La-Hire quello che tu vorresti che La-Hire facesse per te, s’egli fosse Dio e se tu fossi La-Hire». Egli credeva fare un’ottima preghiera. Ma questo esempio è nulla rispetto alle tristi conseguenze dello spirito religioso dei nostri avventurieri, che andavano a sterminare in nome di Dio non solo gli Africani e gli Asiatici, ma i Cristiani ancora che dissentivano in qualche punto di loro dottrina, e per cui molti col bordone in mano e colla croce sul petto andavano peregrinando a Palestina in cerca d’indulgenze pei loro passati e novelli amoreggiamenti. Che poi se si osservino i loro amori? Religione ed amore erano cose così frammiste insieme, che Guglielmo di Cabestano esclamava: «Oh! cara amica! Oh! la più amabile delle donne! posso io sperare d’ottenere da voi qualche premio di amore dopo che dì e notte io supplico ginocchione la Vergine Maria d’inspirarvi qualche tenero sentimento per me?»
    Forse qualche troppo severo aristarco non vedrà troppo bene che siasi cercato di riprodurre il Guerino con tutte le sue meschinità, com’e’ dicono. Rispondesi a’ cotali, che come Dante, Tasso, Ariosto ed anche Petrarca, il Guerino sarà sempre l’immagine d’un tempo che fu realmente, d’un tempo che solo può darci la ragione della successiva progressione nella società come nelle intelligenze. Non è volere il mondo retrogrado il mostrare che si fanno lo vie inenarrabili per cui la provvidenza governa i secoli!