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e un altro in grazia della rima1. Se già uno non si facesse lecito di coniar nuove parole, e anche di mutar la significazione e il valore di quelle che han corso, come dice un antico commentatore, se pure se gli può prestar fede aver fatto Dante, a cui egli asserisce aver udito dire, che mai la rima nol trasse a dir altro che quello ch’avea in suo proponimento; ma che egli molte e spesse volte facea i vocaboli dire nelle sue rime altro che quello ch’erano appo gli altri dicitori usati di sprimere2; cosa troppo strana e difficile, di cui niuno uomo al mondo, e sia pur egli dotto e tenuto in venerazione dalla moltitudine quanto si vuole, potrà venire a capo giammai. Ciò vuol dire solamente che di grandissime licenze si prese Dante, come ognuno se ne può accorgere tuttavia: nel che noi avremmo il gran torto a volerlo imitare, non essendo altrimenti permesso a’ giorni nostri di far quello che concedere potevasi per avven-

  1. But those that write in rhyme stil make
    The one verse for other’s sake
    For one for sense, and one for rhyme.
    I think’s sufficient for a time.

    Buttler Hudibras P. II, C. I, e nella P. I. C. I, egli dice:

    For Rhime the rudder is of verses,
    With which, like ships, they steer their courses.

  2. Com. ant. Dant. Inf. 10, cod. 26, banc. 40 della libreria Medico-laurenziana citato nella pref. della Parte seconda vol. iv delle Prose fiorentine.