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10 | rime varie |
Città, non cittadini; augusti tempi,
Religïon non già; leggi, che ingiuste
11Ogni lustro cangiar vede, ma in peggio:1
Chiavi, che compre un dí schiudeano agli empj
Del ciel le porte, or per età vetuste:2
14Oh! se’ tu Roma, o d’ogni vizio il seggio?3
VIII [xviii].4
Alla Morte.
Bieca, o Morte, minacci? e in atto orrenda,
L’adunca falce a me brandisci innante?
Vibrala, su: me non vedrai tremante
4Pregarti mai, che il gran colpo sospenda.
Nascer, sí, nascer chiamo aspra vicenda,
Non già il morire, ond’io d’angosce tante5
Scevro rimango; e un solo breve istante
8De’ miei servi natali il fallo ammenda.
Morte, a troncar l’obbrobrïosa vita,
Che in ceppi io traggo, io di servir non degno,
11Che indugj omai, se il tuo indugiar m’irrita?
- ↑ 10-11. Ricordano questi versi quelli danteschi (Purg., VI, 152) intorno a Firenze:
.... fai tanto sottili
Provvedimenti che a mezzo novembre
Non giunge quel che tu d’ottobre fili. Nel ms. due versi di questa terzina suonano cosí:
Non Religion, leggi arbitrarie inginste
Male ordinate ed eseguite peggio... - ↑ 12-13. Le chiavi di San Pietro – intende l’A. – un giorno aprivano a chi pagasse le porte del paradiso, ora son cadute in discredito. In quel per età vetuste è una inutile ripetizione: tutto è vetusto per l’età e tutto per l’età è vetusto.
- ↑ 14. L’Ariosto (Orl. fur., XVII, 76):
O d’ogni vizio fetida sentina,
Dormi, Italia imbriaca.... - ↑ Il pensiero svolto in questo sonetto che fu composto il 17 gennaio 1778, ha relazione con le seguenti parole contenute nel cap. 4° del libro II della Tirannide, a cui appunto l’A. attendeva allora o che aveva da poco terminato: «Benché la piú verace gloria, cioè quella di farsi utile con alte imprese alla patria ed ai concittadini, non possa aver luogo in chi, nato nella tirannide, inoperoso per forza ci vive; nessuno tuttavia può contendere a chi ne avesse il nobile ed ardente desiderio, la gloria di morire da libero, abbenché pur nato servo».
- ↑ 5-6. Il Leopardi nel Canto notturno di un pastore dell’Asia:
Forte in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna
È funesto a chi nasce il dí natale.
scriveva al cap. 8° del libro I della Tirannide: «Un popolo, che crede potervi essere un uomo, che rappresenti immediatamente Dio; un uomo che non possa errar mai; egli è certamente un popolo stupido. Ma se, non lo credendo, egli viene perciò tormentato, sforzato e perseguitato da una forza superiore effettiva, ne accaderà che quella prima generazione d’uomini crederà nel papa, per timore; i figli, per abitudine; i nepoti, per stupidità. Ecco in qual guisa un popolo che rimane cattolico, dee necessariamente per via del papa e della inquisizione, divenire ignorantissimo, servissimo, e stupidissimo».