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di vittorio alfieri | 235 |
Matto è davver chi aspetta omai ristoro
D’alcun suo danno in cosí rei governi,
87 Che quanto han piú misfatti han piú tesoro.1
Ma, chi fia che l’aspetti? agli odj eterni
Con sangue e stragi Nemesi soccorre;
90 E il tuo tradir sul tradir d’altri imperni.2
Ai pugnali i pugnali contrapporre
Lascian gli empi Re Veneti,3 con arte,
93 Per meglio a sé il lor gregge sottoporre.
L’assïoma «Ben domina chi parte»,4
D’ogni assoluto e imbello regno base,
96 Quivi è piú sacro che le Sacre Carte.5
Quivi ogni cuor sanguinolenta invase
La prepotente Codardía, che svena
99 Quei ch’han le ciglia, men di audacia rase.6
Vili impuniti Signorotti han piena
Di scherani lor Corte, e uccider fanno
102 Chi sott’essi non curva e testa e schiena.
E battiture anco tra lor si danno,
Ma oblique7 ognora, né in persona mai;
105 Che l’armi a faccia a faccia oprar non sanno.
Almo rimedio a sí selvaggi guai,
Vien poscia in senatoria maestà
108 Luce spiccata dagli Adriaci rai:
Sgrammaticando, è detto il Podestà
Costui, ch’io Podestessa8 direi meglio:
111 Poiché i delitti ei mai cessar non fa.
- ↑ 87. Che si arricchiscono, facendo sborsar denari a chi ha commesso delitti.
- ↑ 88-90. L’aspetti, s’intende, il ristoro, nominato piú sopra, al v. 85. E il significato, profondo e vero, di tutta la terzina è il seg.: poiché la legge non ti soccorre, punendo essa colui che ti ha offeso, avviene che la dea della vendetta attizzi eterno odio fra chi ti ha recato ingiuria e te, e che, tradito da chi dovrebbe aiutarti, tu divenga traditore alla tua volta. La Nemesi dicevasi da taluni figlia di Giove e della Necessità, da altri dell’Oceano e della Notte, ed aveva un tempio a Ramno.
- ↑ 92. Gli empi Re Veneti, i capi della aristocratica repubblica veneta, piú superbi e potenti dei Re.
- ↑ 94. È l’antico aforisma: divide et impera. — Parte, divide, separa.
- ↑ 96. Le Sacre Carte, il Vangelo.
- ↑ 99. Rase, prive; cosi Dante (Inf., VIII, 118 seg.):
... le ciglia avea rase
D’ogni baldanza... - ↑ 104. Oblique, a tradimento. Scrive il Molmenti, a proposito del punto d’onore e dei duelli a Venezia nel secolo xviii (La storia di V. nella vita privata dalle origini alla caduta della Repubblica, Torino, Roux e Favale, 1880, 424) che «il timore e la servilità stranamente si avvicendavano alla spavalderia e alla arroganza, e [che] la scienza cavalleresca era degenerata in una scienza da casuisti», e ne reca gli esempi.
- ↑ 109-10. Podestà... Podestessa, ricorda le Achive e non Achei dell’Iliade. Durante il dominio della Repubblica veneta su Brescia, la governavano due patrizi, che venivano scambiati ogni sedici mesi; uno d’essi chiamavasi podestà, l’altro capitano e con, termine piú generico, rappresentanti.