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di vittorio alfieri 209


Sonetto V.

30 ottobre 1790 in Parigi.1

Gente piú matta assai che la Sanese
Or vedria Dante nostro, s’ei vivesse;2
Se (come io l’odo) udire ei pur dovesse
4 Tutto dí millantarsi la Franzese.
Schiavi ognora costor, dacché s’intese
Di Francia il nome, or da tre giorni han smesse3
Lor vetuste catene, cui mal resse
8 Con man piú ch’essi eunuca un Re Borghese.4
Han trasmutato l’un tiranno in mille,5
In calunnie le spie, l’argento in carta,6
11 I ricci in baffi, ed in quattrin le squille.7
Libertà ch’ei non hanno, han pur già sparta
Per tutta Europa; ogni Galluzzo8 è Achille;
14 E sono un nulla e Atene, e Roma, e Sparta.9


  1. Il ms. aggiunge: «Alle Pazze barriere di San Martino».
  2. 2. Nel canto XXIX dell’Inf. Dante chiede a Virgilio:
    Or fu giammai
    Gente sí vana come la sanese?
    Certo non la francesca sí d’assai.
  3. 5-6. Dacché s’intese etc., da quando la Francia e Francia.
  4. 8. Eunuca, fiacca, incerta. Il Re Borghese è Luigi XVI, altrove, in questa stessa opera, levato al cielo.
  5. 9. D’un tiranno che avevano sotto la monarchia, ora che c’è governo democratico, se ne sono formati mille.
  6. 10. L’argento in carta, allusione agli assignats, biglietti di banca messi in giro durante la rivoluzione, d’un valore assai scarso, perché ad esso non corrispondeva il denaro entro le casse dello stato. Riferisco, a proposito di questi assignats, un sonetto del Misogallo (il XXXVIII, 20 gen. 1798):
    L’Assegnato, è tra i Galli un fogliolino
    Con cifre, e bolli, e firme, emblemi e motti:
    Finge, e scaccia i metallici prodotti:
    Ridendo il dai, ma il prendi a capo chino.
    Nozze, ove in acqua è trasmutato il vino,
    Son queste; e muto il reo prodigio inghiotti:
    E se increduli v’ha, tosto fien dotti
    Dal carnefice Popol Parigino.
    Breve poter, ma immenso, ha l’empia carta,
    Che i già ricchi, or pezzenti, e disperati,
    Coll’affamata plebe in un coarta.
    Tutti a forza il Terror li spinge armati:
    Vincon l’Europa, ch’anzi a lor si apparta:
    Ma non può Gallia vincer gli Assegnati.
  7. 11. I ricci in baffi; con la rivoluzione francese sparirono le parrucche con la coda (chi, in odio al nuovo stato di cose, si ostinò a portarle fu, in Italia, chiamato codino) e gli uomini che prima usavano tenere le faccia rasata, cominciarono a lasciarsi crescere i baffi. In quattrin le squille, le campane — è storicamente vero — si fusero per fare, col bronzo di esse, moneta corrente: squilla nel significato di campana usò anche il Petrarca (Rime, LIII):
    Né senza squille s’incomincia assalto,
    Che per Dio ringraziar fur poste in alto.
  8. 13. Galluzzo, spregevole Gallo; l’espressione è foggiata su quella di Dante (Purg., VI, 125 e segg.):
    .... un Marcel diventa
    Ogni villan che parteggiando viene.
  9. 14. Sono un nulla, a sentire i Francesi.
Alfieri, Rime varie. 14