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152 | rime varie |
11 Ripieno il cor di cittadine pie
Brame, in lui figlie di assoluto invito
Che al venir gli vien fatto in fogge nuove.
Fiede il regale orecchio un non pria udito
Alto e libero Evviva,
16 Cui non piú Re ma Nazïon vi aggiunge
Quella sovrana Diva
Che dai bruti il verace uom disgiunge.1
XIII.
Fra il nobil grido il re procede intanto,
Da Franche armi non compre attornïato,
Vêr la magione urbana.2
Di duolo e gioia vario-mesto3 un pianto
Cui da pria ’l pentimento ha in lui destato,
6 D’ogni uom lo sdegno appiana.
Ma d’ora in poi quello ingigliato ammanto4
E a chi ’l porta e a chi ’l dona assai men greve
(Spero) sarà. — Giunto è già il prence: ei giura
Che la orribil congiura,
11 Ignota a lui, tutta imputar si deve
Ai traditor che in duro error lo han tratto.
Pago è già il cittadin: già già secura
Torna del re la maestade a patto
Meglio adequato5 omai;
16 Già espulsi ha gli empi e richiamato ha il giusto;6
Né a re lo errar piú mai
Concede il Nazional Consesso augusto.
- ↑ 14-18. Fiede, ferisce, colpisce. L’A. allude in quest’ultimi versi alla nuova e significante denominazione data da Luigi XVI all’Assemblea costituente, il giorno 15 luglio, di Assemblea nazionale.
- ↑ XIII. 3. La magione urbana, il palazzo di città.
- ↑ 4. Vario-mesto, cosí nel son. A tardo passo, al sospirato loco.
- ↑ 7. Quello ingigliato ammanto, il giglio d’oro adornava l’arme dei Capetingi, e lo ricorda anche Dante (Purg., VII, 105; XX, 86; Par., VI, 100, 106).
- ↑ 14-15. A patto Meglio adequato, a condizioni piú giuste.
- ↑ 16. Richiamato ha il giusto, il Necker fu infatti, sotto la pressione del voto popolare, richiamato da Basilea; ma di là a non molto, impotente a frenare l’Assemblea, si ritrasse a Coppet.
dice che Luigi XV, da lui veduto a Versailles nel 1767, aveva «un aspetto giovesco».