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118 rime varie


CXVII.1

Ancòra mestizia.

Gran pittrice è Natura. Oh amabil vaga
Armonia di color sí varj e vivi,
Che il cor, la vista, e lo intelletto appaga!
4 Qual fia pennel, che a tua bellezza arrivi?2
Qui il pratello, che pare opra di maga,
Ride fra due fuggenti argentei rivi:
Piú là, rosseggia l’odorosa fraga,3
8 Fra i bei lauri non mai di fronda privi:
Piú su, di querce si corona il monte;
E un bizzarro alternar di Sole e d’ombra,
11 Or fa negra, ora indora a lui la fronte.
Là, quanto trar può l’occhio, il piano ingombra4
Verde speme di messi a ingiallir pronte...5
14 Ma nulla il duol dall’alma mia disgombra.


CXVIII [clxii].6

Nella imminenza della morte di Federico II di Prussia.

Il gran Prusso7 tiranno, al qual dan fama
Marte e Pallade8 a gara, or su la sponda
Sta di Cocíto, oltre alla cui negr’onda
4 Fero Minosse ad alta voce il chiama.


  1. Nel ms: «27-28 aprile nel monte sotto Tservein». Tutto il sonetto ricorda quello del Petrarca (Rime, CCCXII) Né per sereno ciel ir vaghe stelle.
  2. 4. Dante (Purg., XII, 64):
    Qual di pennel fu maestro o di stile
    Che ritraesse l’ombre e i tratti?..
  3. 7. Fraga, fragola.
  4. 12. Dante (Purg., X, 25):
    E quanto l’occhio mio potea trar l’ale...
  5. 13. Bella trasposizione di aggettivo dal concreto all’astratto, di cui forse ebbe memoria il Carducci nel celebre verso del sonetto Il bove:
    Il divino del pian silenzio verde.
  6. L’Imperatore Federico II di Prussia morí nell’agosto del 1786: ma già da lungo tempo lo travagliava la gotta, alla quale, nel settembre dell’85, si aggiunsero le gravi conseguenze di un insulto apoplettico e nel febbraio dell’86 l’idropisia al petto ed al basso ventre. In quest’anno, il 7 maggio, quando già le notizie della salute dell’Imperatore erano disperate, l’A. compose il son. che è surriferito.
  7. 1. Prusso: anche in prosa è usato dall’A. in luogo di Prussiano: «Onde io bestemmiando e Russi e Prussi» (Aut., III, 9°).
  8. 2. Marte per le innumerevoli guerre che Federico II suscitò o a cui prese parte: Pallade, perché l’Imperatore Federico scrisse di politica (nel 1741 pubblicò il suo Antimachiavelli), di strategia, di filosofia, di scienze fisiche, tentò, sebbene infelicemente, la poesia