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106 rime varie


Con Fido il mio destrier pian pian men giva:
4 E muggían l’onde irate in suon feroce.
Quell’ermo1 lido, e il gran fragor mi empiva
Il cuor (cui fiamma inestinguibil cuoce)
D’alta2 malinconia; ma grata, e priva
8 Di quel suo pianger, che pur tanto nuoce.3
Dolce oblio di mie pene e di me stesso
Nella pacata fantasia piovea;4
11 E senza affanno sospirava io spesso:
Quella, ch’io sempre bramo, anco parea
Cavalcando venirne a me dappresso....
14 Nullo error mai felice al par mi fea.5


CI [cxxv].6

Ancora all’amico Francesco Gori.

Il giorno, l’ora, ed il fatal momento
In cui, dolce mio amico, io ti lasciava;
E quell’estremo abbraccio, ch’io ti dava,
4 (Chi l’avria detto estremo!) ognor rammento.
Io men partia col cor pieno e contento,
Com’uom che a riveder sua donna andava;
Oh rie vicende di fortuna prava!
8 Pria che il mese volgesse, eri già spento.
Infra gioie d’amanti intanto ell’era
(Quasi del nostro amor doppiasse i nodi)
11 La tua santa amistà gioia primiera.7
Or va; di ben verace in terra godi!
Ecco a noi giunta è la novella fera:
14 Noi ti chiamam piangendo, e tu non ci odi.


  1. 5. Ermo: allora assai piú che oggi non sia.
  2. 7. Alta, profonda.
  3. 8. Che pur tanto nuoce: aggiunta inutile e che guasta un poco la bella e spontanea andatura delle due quartine.
  4. 9-10. Echeggiano in questi versi le parole di Dante (Purg., XVII, 25):
    Poi piovve dentro all’alta fantasia
    Un crocifisso...
  5. 14. Il Petrarca (Rime, CXXIX):
    In tante parti e sí bella la veggio,
    Che se l’error durasse, altro non cheggio.
    Al par, come questo.
  6. Nel ms.: «30 marzo. Pisa».
  7. 9-11. La tua amicizia, vuol dire l’A., era intanto la prima fra le gioie di due appassionati amanti.