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ii. del principe e delle lettere
 



qual virtú, qual viver civile e libero, qual grandezza, felicitá e ricchezza di popoli, quale altezza di sensi ne scaturiva per gl’italiani dappoi? nessuna, ch’io sappia. Poco era la fiorentina repubblica prima de’ suoi medicei tiranni, e nulla divenne dappoi; cosí il rimanente d’Italia. E un vero letterato potrá egli mai intitolare e reputar veramente protettori di lettere quei Medici stessi, sotto cui il Machiavelli viveva negletto, il Galileo impedito e perseguitato?

Di Lodovico decimoquarto non parlerò. Era costui il primo ritrovatore in Europa degli eserciti smisurati e perpetui; onde ben altro danno agli uomini moderni ha egli arrecato coll’accrescere e perpetuare quasi la lor servitú, di quello che alla Francia ei giovasse col darle un teatro che, sospirando esclusivamente d’amore, ai francesi insegnava a né pure piú sospirare d’amore. Ed in fatti, il vero amore sublime, che pure di tanto innalzar ci può l’animo, e che i francesi nei tempi dei lor paladini aveano bastantemente conosciuto e trattato, non si ritrova piú presso loro, dopo che ne è stata stabilita per cosí dire in teatro la scuola. Tanto è piú forte insegnator di ogni vizio l’assoluto governo, che insegnatore di una anche minima virtú il teatro, allorché, nato egli fra i ceppi, viene come tale dall’oppressore di tutti approvato e protetto. Quindi l’accrescimento e splendore apparente della monarchia francese, da Lodovico decimoquarto in appresso, si deve in molto maggior parte attribuire alla forza e agli eserciti loro, che non alle loro lettere e accademie; le quali, benché molto perfezionassero la loro lingua, stata fin a quel punto barbara, di pochissimo accrebbero la somma della luce per gli uomini tutti. Né i francesi filosofi sono stati veramente tali, se non in quanto la loro filosofia accattarono dai liberi e non protetti, antichi o inglesi scrittori.

Il prodotto dunque di questi tre secoli letterari era, come io piú sopra accennava, il seguente: del primo di Augusto, i romani di Tiberio, di Nerone, di Caracalla, di Costantino e della lunga sequela dei susseguenti imperatori in nulla romani: del secondo e terzo letterario secolo dei Leoni e Luigi, ne sono