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libro ii - capitolo iii
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Ma Dante, dall’oppressione e dalla necessitá costretto d’andarsene ramingo, non si rimosse perciò dal far versi; né con laide adulazioni, né con taciute veritá avvilí i suoi scritti e se stesso. Quella necessitá medesima che sforzava Orazio allo scrivere, e non gli permetteva di esser altro che leggiadro scrittore, quella stessa necessitá non potea pure impedir Dante di altamente pensare e di robustissimamente scrivere. Diversi dunque, e d’assai, erano per loro natura gli animi di codesti due scrittori.

Ma che vengo io da questa lunga digressione a concludere? Che la protezione principesca può forse giovare, o almeno non nuocere, alla perfezione delle lettere quanto alla lingua e alla eleganza dei modi; ma che alla perfezione vera di esse, la quale nella sublimitá del pensare e nella libertá del dire si dée principalmente riporre, non solamente non giova, ma espressamente nuoce ogni qualunque dipendenza, cioè ogni protezione; eccettuandone però sempre quella che accorderebbe una vera repubblica, non per capriccio o favore, ma per giusta, ragionata e imparziale generositá. Un uomo che scrive per giovare veramente al pubblico può, senza arrossire, ricevere ricompensa da quel pubblico che veramente si trova beneficato da lui. Ma come mai può egli riceverla da un potente, il di cui interesse è per l’appunto l’opposto di quello del pubblico? e come mai può accordagliela quel potente? Ecco il come: se lo scrittore avrá falsificato le cose agli occhi della moltitudine; ed in ciò egli avrá manifestamente meritato l’odio o il disprezzo di essa; ovvero, se avrá minorata la veritá, per compiacere al potente; ovvero, se l’avrá mascherata e anche affatto taciuta, per non offenderlo. Costui dunque, nei suddetti casi, come timido e vile ch’ei fu, non può mai drittamente pretendere ad acquistarsi vera fama tra gli uomini; ma, per altra parte, se non si è mostrato né timido né vile, non può certamente mai temere di essere ricompensato dal principe.

Ed in prova che le lettere protette parlano e influiscono diversamente dalle non protette, e a voler vedere quali maggiormente giovino agli uomini, si esamini una sola formola, usata da entrambe, diversa in paritá di circostanze. Le lettere,