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le prime storie. 45

Da vanità di sotterranee chiostre,
L’ala feconda riàperse Amore,
Così che in breve rivestì l’aspetto
Di giovinezza ed abbondò di vita
Quel d’annegati immenso cimitero,
L’orma segnâr dell’amorose corse
Su la mota le belve; ivan per l’aure
Pacificate a folleggiar gli augelli;
E a piè dei monti, dal gagliardo seno
De le facili madri uscîr l’umane
Stirpi di novo, e riapriro il triste
Libro interrotto de la Istoria. Pure,
Qual del napello se le ree vermene
Schianti sul Baldo un turbine d’agosto,
Ove il pedale al nuovo anno rispunti,
Pei fior sinistri che àn sembianza d’elmo,
Torna a fluir la velenosa essenza;
Tal ne’ mortali le virtù maligne
Rïapparvero intere, e v’ebber figli
Maledetti dai padri, ed imprecata
La servitù per ultima sciagura;17
V’ebber superbie tremebonde, e torri
Sórte a sfida di Dio: visser famosi
Cacciatori di popoli, che i dritti18
Sul papiro vergâr a lor talento
Con la punta del brando; e nel delirio
Dell’orgoglio, spronato il repugnante
Corsier ne’ flutti, su la molle arena
Del mar la sanguinosa asta piantaro,
Come suggello di conquista, E i pochi
Féro piangere i molti; e fu disciolta
L’armonia de le genti, e la parola
Crebbe diversa dal natío linguaggio;