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le prime storie. 43

E un incalzante flagellar dell’onda
Su le dighe travolte. Allor comprese
Che del supplizio umano era prefisso
Esecutor l’Oceano.15 Oh! sol potría
Un serafin narrar lo smisurato
Affanno che patì quel solitario
Spirito allora.
                         E l’Oceán saliva.
E laggiù su le ville e le cittadi
Il terrore incombeva. Era una ressa
Di supplicanti all’are, una bestemmia
Scoccata agl’impotenti idoli e ai regi:
Erano amplessi disperati e cari;
E novità di sùbiti perdoni,
E un abbandono d’ogni dolce cosa.
Da Sibille guidati e da profeti
I popoli salíano in lamentoso
Peregrinaggio a la montagna.
                                                       Invano;
Chè più di loro l’Oceán saliva;
E i palmeti ascondeva e le marmoree
Punte de le piramidi sferzava;
E la vittorïosa onda picchiando
Al nido alpin dell’aquile, spegnea
Ogni soffio di vita: e più sinistro
Del tumulto che leva una battaglia
Parve il silenzio d’ogni voce umana.
Per l’alta solitudine dell’acque
Più non vedevi se non qualche rara
Nave carca di esangui, che l’acquisto
Si contendeano di un’asciutta rupe
Qualche testa di naufrago ed alcuna
Riga d’augelli, che trattava l’aere