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le prime storie. 41

De la Croce di Rodi, a le animose
Galere innumerabili d’un tempo,
Ora ahi! svanite, di Venezia mia.

     Ma dal vello dei talami fecondi
La tribù poveretta, innumerato
Popolo crebbe; e salutati i sacri
Sepolcreti dei padri, un mesto addio
I fratelli mandarono ai fratelli;
E impietosiro le spartite mandrie
Con lunghi mugghi di dolor le valli.
Crudo il Diritto vigilando stette
Sopra una pietra al termine del campo;
E da le labbra, che obblïar l’antico
Bacio de la partenza, uscì l’amara
Parola di - straniero. - Allora il dardo
Pago soltanto a säettar fra i giunchi
L’augel tornato a la natia palude;
E la bipenne infino allor contenta
Ad aspettar tra le silenti macchie
La vittima d’un bufalo silvano
Ruppero il petto dei cognati; e i solchi
Fumâr di colpa e pululò l’acuto
Spino a la pianta del servaggio antica.

     Belle e superbe fuor d’ogni misura
Eran le figlie de la terra. Un’ombra
Al cospetto di loro è de le nostre
Fanciulle la beltà ch’or c’innamora.
Di quelle ardenti peccatrici il guardo
Insidïò fin gli Angioli di Dio;13
Sì che il comando del Signor, men forte
Fu dell’invito de la lor pupilla: