Gangetiche fontane, e i rivoletti
De le valli divine; o tra i zaffiri
Intemerate cupole di neve
Vicine più d’ogni creata cosa
Al non velato mai riso de gli astri;
A le vostre pendici e voi le prime
Are vedeste, e guardïani al campo
I termini, e le tombe e ne le tende
Concordi i riti de le caste nozze.
E quell’arcano Spirito sui vostri
Pinnacoli sublimi, esercitati
Dal lento fiocco di perpetue nevi,
Sedea custode a la mortal famiglia.
Un murmure d’umane opere ascese
Da le pianure, ed iterâr le grotte
Il picchio dei martelli,10 onde svelossi
Da le feconde viscere dei monti
Il ferro, e il disonesto oro col raggio
Fascinatore. E ripetean le rupi
La cadenza d’un maglio, ed il perenne
Salto dell’onda su le adunche pale
Di volubile ruota; e a lenti colpi
Al limitar di vïolate selve
Scender si udiva la novella scure
Sull’odoroso cortice dei pini:
Dall’orlo estremo d’imminente greppo
Tese la bionda capriola il collo
All’incognito suono, e impaurita
Scendeva a balzi; e d’una freccia il volo
Il vol troncava dell’aereo piede.