Paladino ferito in su le arene
Fatali di Pirene,
Forse egli pria de la solinga morte
Chiedendo aita, il corno
Disperato sonò: ma non l’udia
La esanime Ungheria.»
Quel doloroso fe’ silenzio, e al suolo
Cadde pregando genuflesso: e forse
La sua gentil preghiera
Spiccando il vol, come divina cosa,
Là giù in terra straniera
Scoperse la segreta
Aiuola, ove si posa
L’afflitta fronte del civil pöeta.
XII.
Senza saperlo io stesso
Mi trovai genuflesso. E quando il vidi
Già ritornato in terra col pensiere
Dal vïaggio del ciel fatto sereno,
«Ma chi se’ tu, gli chiesi,
Che così onesto lagrimando parli?»
Ei mi rispose: «Piccioletta istoria,
O poeta, è la mia. Io son Rumeno
De la tua stirpe. Da latina gente
Messa a vegliar con l’aquile sull’Istro
Il torbido Orïente,
Per mille e settecento anni oblïata,
Usciron gli avi miei. Fra i sette monti
Dei cavalieri Sécleri io nascea,
Dove Sandor cadea. Quivi pei boschi19