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i sette soldati. 325

Sconfinata pianura ondoleggiante
Di mèssi, al par d’un oceano biondo;
Battea per la suprema
Volta su le infelici
Sciabole, e su le illustri cicatrici
D’un esercito muto. Era il nefando
Giorno del gran rifiuto. Era scoccata
L’ora dell’onta, quando
Patria, vessillo e brando
Dovean cadere ai piè d’uno straniero.
Pöeta! oh non fu mai giorno più truce
Di quello così fulgido di luce.
Passavano con plumbea ala gl’istanti,
Siccome anni pesanti
Sull’anima. Da mille
Volti grondava a grosse e lente stille
Pianto e sudore. Ognuno
Sentia scavata sotto i piè la tomba
Del proprio onore. Ognuno avria voluto
Morir. In mezzo al funebre silenzio
Uno scoppio improvviso
Tratto tratto s’udiva. Era un soldato
Che taciturno con l’ultima palla
De la sua carabina
Fendeva il cranio de la sua cavalla.
Talor per l’aura nitida saliva
Una riga di fumo:
Era un drappello, che baciata in giro
Pïamente la santa
Patria bandiera, lacera in ottanta13
Combattimenti, la fidava al foco.
Al pro’ che l’asta ne tenea, tremava
La man che non avea