Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
note. | 337 |
(8) Ognuno conosce il grande movimento slavo che si svolse con fatale precocità nel 1847. Iniziato dalla nobiltà, fu mal compreso dalle moltitudini, le quali eccitate dalle sorde mène dell’Austria, e specialmente dai segreti emissarii del principe di Metternich, insorsero con ferocia selvaggia contro i patrizi benefattori.
(9) Il principe di Metternich, gran cancelliere dell’Impero Austriaco e cagione principale dei macelli di Tarnow.
(10) La Waag, fiume dell’Ungheria, su le cui romantiche sponde molto si è combattuto, offre una curiosa particolarità. In mezzo alla corrente fredda emergono qua e là polle d’acqua calda, che giunte al pelo lasciano evaporare colonne di fumo biancastre.
(11) Nella battaglia data presso la foresta d’Acs, gli Honved fecero miracoli di prodezza, cosicchè gli stessi generali austriaci dovettero ammirare questa fanteria novizia, che si battea colla risolutezza indomabile dei veterani. Petöfi, che era degli Honved, così cominciava un suo canto:
«Niuno dopo Dio porta un nome più bello e più santo dell’Honved. Quanto dovrò io fare per meritarmi questo nome così grande!»
(12) Sulle sponde del Mariso, presso Arad, la pianura si eleva in facili clivi, dove spesseggiano i vigneti di menes, che si vantano tra i migliori di quel paese: poscia a poco a poco si alza il monte, e si inselva. A due miglia dalla fortezza di Arad si vedono le mine del castello di Vilagos, e lì vicino, in una villa fu stabilita la resa dell’armi che poi si compì nel piano tra Szöllös e Jenö. Furono 24,000 uomini e 144 cannoni che Arturo Görgey metteva in mano di Rüdiger generale russo.
(13) Questo numero è attestato da Carlo Luigi Chassin, e tolto alle note di cui volle giovarlo mad. di M... per il lavoro che ei fece sopra Sandor Petöfi.
(14) Questa frusta, ben nota agli Austriaci, arma dei Czikos, mandriani e domatori arditissimi di cavalli selvatici, è composta d’un manico lungo due piedi e d’una corda di tre o quattro tese a quello attaccata per una corta catenella di ferro. La corda è divisa a certe distanze da palle di piombo: una palla più grossa e pesante pende alla estremità. Il mandriano, anche a galoppo, è sicuro di cogliere colla palla, agitando la frusta, nel punto prefisso, e colla fune sa avvolgere in ispire indissolubili cavallo o nimico, e trascinarlo a terra.
(15) Arturo Gòrgey.