Su qualche testa lacerata un corvo
Crocidando talor parea guidarla,
Abborrito nocchier: mentre le polle
Che una virtù di sotterraneo foco
Calde dall’imo di quel fiume estolle,
Spinte a fior d’acqua si scioglieano in bianche
Colonnette volubili di fumo.
A quella vista, involontarie il passo
Fermavano le schiere
Del vincitore: e da le ripe muto
Con l’arme e le bandiere
Porgevano un saluto
Religïoso e pio:
Chè lor pareva in que’ vapori erranti
Gli spiriti veder dei trucidati
Che salissero a Dio.
Poi li trovai nell’ispida foresta
D’Acse pugnare a lato11
Fra tronco e tronco per angusto calle.
Un’indefessa grandine di palle
Mietea le vite al pari de le foglie:
Tal che poscia al mattino uscía dal molle
Suolo il rapido fungo,
Tinto d’arcane lettere di sangue.
E ne le sere, quando
Era spento il fragor de la battaglia,
Spesso li vidi scendere d’un salto
Dai fumanti destrieri; e a somiglianza
Dei combattenti d’Attila, scagliarsi
In un giocondo turbine di danza.
Urlavan le canzoni;
Sonavano gli sproni;
Eran tappeto l’aquile di seta