D’una piumetta tremula di vetro
Ornan le nere chiome, ella si pose
Un boschetto di palme in su la testa;
Siede su rupe candida; lavacro
Fa del Tirreno ai piedi; il guardo tende
Lontanamente al curvo mare, e prega
Perchè Sant’Elmo vigili le mille
Reti e le vele ai pescadori; e quando
Spunta una nube che a tempesta accenni,
Con le sue cento campanelle affretta
Al domestico lido i vagabondi.
Ultima appare sopra argenteo golfo
Da quella banda ove ti batte il core,
L’antica navigante Anzio, che vinta
Patì la gloria dei rapiti rostri.7
Ma di tarde vendette a rallegrarla
Da’ fatali suoi scogli usciron due
Coronati avvoltoi che tra i fumanti
Balsami de le terme e dei tëatri
Con altri rostri diguazzâr nel sangue
Dell’antica rival. E in quella notte,
Che imperiale fiaccola destava
Il Palatin con le voraci fiamme,
Anzio gioì dal crudo letto; e intese
Sull’erma solitudine del golfo
Strider le Furie ed iterar gli spechi
Come uno scoppio di maniache risa.
Dovunque il guardo tu raccogli in questa
Faticata di glorie e di sventure
Terra latina, se dei padri care
A te negli anni floridi l’eterne