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splendido retaggio della Sicilia caduto in mano di Carlo d’Angiò, fu sconfitto nell’agosto del 1268 a Tagliacozzo. Sfuggendo alla strage, riparò al castello di Astura; ma Giovanni Frangipane, signor di quello, consegnò per denaro l’ospite al vincitore. Giudicato lo Svevo a Napoli e condannato, gli fu mozza la testa nel 29 ottobre 1268 nella piazza del Mercato, dove gli venne eretta una cappella mortuaria, che non è più, Il racconto poi del guanto che dicono gittasse Corradino dal palco, acciò fosse consegnato a Pietro d’Aragona, non è bene accettato dalla storia.

(6) Terracina è l’antica Anxur. La sua collina ofre tuttavia il vago aspetto che sorrideva a Flacco:

«Impositum saxis late candentibus Anxur.»

(7) Anxio, fiorente città un tempo, ora piccolo porto. I Romani come l’ebbero vinta, ornarono il suggesto, donde parlavano gli oratori nel Fòro, coi rostri delle sue navi. «Naves Antiatum partim in Navalia Romæ subductæ, partim incensæ, rostrisque earum suggestum in Fòro extructum adornari placuit. Rostraque id templum appellatum.» (Liv. cap. 12, lib. 8.) — Ad Anzio nacquero Caio Caligola e Nerone imperatori. Incerta era la patria di Caio: alcuni a Tivoli, alcuni a Treveri, lo facevan nato; ma Svetonio, nella vita di lui, toglie ogni dubbio scrivendo: «Ego in actis Antii ipsum invenio editum.» Quanto poi a Nerone, lo stesso Svetonio lo assicura con queste parole: «Nero natus est Antii post novem menses quam Tiberius excessit.» Strana corrispondenza di date! Forse i pasquini della Via Sacra e della Suburra avran detto, che l’anima di Tiberio, rifiutata perfino dallo Stige, s’era rifugiata nelle inique viscere di Agrippina, per rinascere rinsudiciata dentro alle forme di Nerone.

(8) La Via Appia da principio fino a Capua, poscia fino a Brindisi condotta, era costeggiata per modo da templi, da archi di trionfo, da mausolei, che la chiamavano la regina delle vie.

(9) Ad intelligenza dei seguenti versi, in cui l’autore tentò di vestire di poesia, come potè, alcuni fatti geologici, occorrerebbe qualche largo cenno sulla geologia: ma troppo lunga cosa riuscirebbe e noiosa. E forse questi versi non ne meritano la fatica. Non gli rimane però a fare che una preghiera, quella cioè di non essere troppo frettolosamente giudicato oscuro o strano da chi non conosca un poco questa giovine scienza.