Ruggito del ribelle. Un’armonia
Di catene perpetua si leva
Al sordo Olimpo; gli oppressor mendace
Dettan l’istoria degli oppressi; ed archi
Memori alzando e moli effigïate,
Fanno immortal la scellerata gloria
De’ lor trionfi; e nel timor che il tempo,
I turbini, e la insorta ira dei vinti
Non cancellino un dì quei monumenti
Da le memorie de la terra; al cielo
Affidan le lor geste, e le sventure
Inclite, e il pianto, e i favolosi amori.
Onde fu il costellato etere pieno23
D’infelici regine, e di Meduse
Crinite d’angui; di fanciulle avvinte
A scogli inospitali, di votive
Chiome, di belve e di guerrier. Le stirpi
Scettrate qual domestico retaggio
Spartîr l’azzurro firmamento; i forti
Possedetter le stelle; e a le venture
Età con segni di siderea luce
Narrâr gli annali. di travolti imperi.
Ma incompreso è il pensier che maturava
Di que’ popoli il senno; ed or di tanti
Odi ed amori, e deitadi, e meste
Magnificenze di corona e ree
Pompe spiegate col sudor dei servi,
Resta una cifra che contende il suo
Lungo segreto, fredda e trista, come
La granitica sfinge ov’è scolpita
Resta il lacero carme, onde i responsi
Ululando rendea da le sue grotte