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san simpliciano | 33 |
pio e già splendido monastero vollero dipinte dal pennello castigato e sereno di quell’Ambrogio da Fossano che aveva lavorato alla Certosa di Pavia, noi non avremmo oggi l’unica opera d’arte che si può ammirar nella chiesa: il grande affresco del Bergognone.
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Oh, l’idealità di quella pallida e bionda Madonna, chinata umile e pia a ricevere la corona dalle mani di Cristo — tutti e due inginocchiati ai piedi del Padre Eterno, sotto le candide ali dello Spirito Santo! È la «trina luce in unica stella» che videro gli occhi meravigliati di Dante. E intorno è una lunga schiera d’angeli o di cherubini variopinti che formano un fulgido arcobaleno.
Suonano arpe, cetere e viole; orano alcuni colle mani incrociate sul petto; altri colle mani giunte, e v’è negli occhi e nella dolce fisonomia d’ognuno una così penetrante soavità, che vi par di sentire un lieve canto lontano, la divina cantilena della Salutazione che rapì Dante in mistica estasi.
Non sapete perchè vi sia impossibile sottrarvi