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tizia come in uomini di scienza e pensiero. Schiaparelli, il celebre astronomo, austero e misantropo, leggeva con piacere racconti per bambini ed era di una serenità e di una semplicità di fanciullo. Nessuno scrittore nostro possedeva più schietto umorismo del Fogazzaro la cui conversazione era tutta una gaiezza. Gaetano Negri, il filosofo, era meraviglioso di spirito frizzante e di buon umore. A Luigi Cremona, il matematico celebre in tutto il mondo, negli anni in cui era più immerso negli studî, bastava di trovarsi colle sue figlie e con le loro piccole amiche a passeggiare nei campi per diventare allegro come un ragazzo. Pasquale Villari, lo storico geniale, era la delizia dei suoi intimi, dei salotti ove passava le sue serate. Lo spirito arguto di Alessandro d’Ancona era un incanto (oh! la nostra ultima conversazione in una mattinata di sole sul Lung’Arno di Pisa!). Angelo Mosso, il fisiologo illustre, rivelava anch’egli, nell’intimità, una semplicità meravigliosa. Di Giuseppe Giacosa bastava udire il saluto festevole per prevedere ore incantevoli di conversazione. Emilio Treves, il colto editore, sprizzava da ogni parola

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