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308 nota sul testo

guisticamente diverso dal codice fiorentino. I rapporti tra questi codici sono assai complessi e fanno supporre che la tradizione manoscritta dovesse essere molto più ricca di quanto ora ci si presenta. P e V sono indubbiamente legati allo stesso, sebbene distante, antigrafo; e ce lo dimostra, oltre alle lezioni comuni, di cui diremo sotto, un comune ma non del tutto identico errore di trascrizione1. Arrivati tutti e due ad in qual cosa (lib. II, p. 54, 10) saltano nella trascrizione a si leva dal pavimento (lib. II, p. 76, 22) e continuano fino alla fine del lib. II (p. 88). Le pagine omesse (nel nostro testo, 54-76) si leggono poi trascritte, tutte in P, alcune in V, nel modo seguente: arrivato all’inizio del lib. III a che quelle ad una (p. 90, 6), P continua con li altri era col capo armato ritratto (p. 70, 13) e prosegue fino a il calcagno medesimo del pie (p. 76, 21), poi salta di nuovo indietro e riprende da così persequendo affermo (p. 54, 10) fino a per questo dalli pittori (e dalli scultori) non era (p. 70, 12); V invece (a p. 90, 6) riprende dalla p. 70, 12 e va fino a p. 74, 4 (consunto ogni suo arte), poi torna indietro a p. 60, 13 (estrema e quasi infinita) e prosegue fino a p. 70, 11 (mancamento dell’occhio); dopo di che tutti e due i codici riprendono dalla p. 90, 6 (certa distanza) e continuano fino alla fine del lib. III . Tutto ciò vuol dire che in P il testo, malgrado questi spostamenti, è pressoché completo, mentre in V mancano del tutto diverse pagine (pp. 54, 10-60, 13, e 74, 4-76, 22). Siccome in nessuno dei due codici questi salti si trovano a fine di carta, s’impone la conclusione che essi devono risalire ad una fonte comune in cui era già avvenuto questo turbamento delle carte.

L’esame delle varianti rinforza questa conclusione, ma non dimostra dipendenza diretta tra P e V. Più difficile è la questione delle varianti tra P e V e F1. Mentre molte di queste varianti sono più apparenti che reali, potendosi spiegare colla corruzione del testo attraverso il tempo tra le mani di molti copisti, altre invece potrebbero far sorgere il dubbio che derivino da un’altra redazione dovuta forse all’autore e magari anteriore a quella rappresentata da F1. Ma visto lo stato del testo in P e V sarebbe assai difficile supporre che da un testo simile l’autore sia arrivato a quello di F1 o che da questo egli sia volutamente passato alla redazione rappresentata da P e V. La tradizione specchiata in questi codici è troppo corrotta e malfida per autorizzare l’ipotesi di un’altra redazione d’autore. Molto più persuasiva ci pare invece quella

  1. Questo errore di trascrizione in P fu già rilevato. da R. Watkins, art. cit.