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l'agnello 253

E a tanto pessimismo il professore non aveva motivi dallo Schopenhauer o dal Leopardi: non dagli studi; bensì dall’antico contrasto dell’istinto poetico con la realtà della vita. Se il Governo rinsavisse e comprendesse che, dopo o avanti la cultura della terra, ciò che più importa è la cultura delle menti e degli animi, i professori sarebbero pagati meglio: pagati meglio, si distrarrebbero anch’essi in modi leciti e onesti e si avrebbero quindi meno poeti di dolore e meno scapoli. Senza dubbio un aumento di stipendio avrebbe attenuata in Biscaglia l’antitesi tra il Sancio Panza e il Don Chisciotte che discordavano entro di lui, quando il primo gli diceva: — Non prendere moglie, per carità! Tu sei troppo povero per una ricca e troppo più povero per una povera — ; e il secondo l’incitava: — Cerca e trova la tua Dulcinea ideale: colei che, nè ricca nè povera, e bella, sana, buona, ti faccia parere men brutta l’esistenza!

Ahimè! Chi può andare in cerca della felicità senza quattrini in tasca? Ma sconsolato Tartarin, perchè le sue cacce si limitavano a sorprendere e colpir spropositi nei cómpiti dei discepoli, nè più gloriosa conquista poteva vantare in un mese che quella delle cento e tante lire puntualmente riscosse al ventisette, Biscaglia se la prendeva, più che col Governo, con la mala educazione che corrompe le ragazze. — È l’educazione del cuore che manca! — diceva