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238 | come finì la modestia |
sebbene con carne stanca! Quanti ne conosco che seguono l’esempio di Vittore Hugo!
Modestia: — Cioè?
Réclame: — Il buon Vittore diffondeva lui le lodi di sè per i giornali della Francia.
Modestia: — Ah! lo so, lo so! Tutti i mali vengono dalla Francia.
Réclame: — Non credo. Già secondo quel tuo miserello Leopardi ogni uomo celebre sempre diventò celebre dando fiato per primo alla sua tromba.
Modestia: — Oh il mio Giacomo!... Poverello! Ma io lo consolavo augurandogli la giustizia del Tempo....
Réclame: — Invano! Ai miei cenni egli dubitava che pur questa fosse un’illusione; egli prevedeva il giorno in cui io avrei proclamato all’universo l’ultimo e supremo trionfo della scienza e la mia gran vittoria su tutti i letterati della terra.
Infatti la gloria del Leopardi s’è già estinta nella fredda considerazione scientifica de’ vizi e de’ malanni che alla sua poesia furono come l’humus ai funghi; e il giorno della mia vendetta e della mia vittoria universale è venuto.
Sin la Fortuna, un dì superba al par di Giuno, mi chiede vita, e tutti gli dei d’Olimpo rivivono per me, e la Natura che io denudai alla libidine del Naturalismo, che ho velata di nebbia alle lussurie dell’Idealismo, mi chiama: le ho con-