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non è forte se non dell’inerzia, e perchè altri è debole. Gridategli guerra e assalite: l’assalitore ha immenso avvantaggio sul suo nemico. Una voce ai vostri, una voce alla Lombardia, e avanzatevi rapidamente. Là, nella terra lombarda hanno a decidersi i fati dell’Italia, ed i vostri: nella terra lombarda, che non aspetta se non un reggimento ed una bandiera per levarsi in massa: nella terra lombarda che divorerà i suoi nemici, come a’ tempi di Federico e triplicherà il vostro esercito! Ma siate forte e deciso: rinnegate i calcoli diplomatici, gli intrighi de’ gabinetti, le frodi dei patti. La salute, per voi, sta sulla punta della vostra spada. Snudatela e cacciatene la guaina. Fate un patto colla morte e l’avrete fatto colla vittoria.

Sire! e m’è forza il ripeterlo. Se voi non fate, altri faranno e senza voi, e contro voi. Non vi lasciate illudere dal plauso popolare che ha salutato il primo giorno del vostro regno: risalite alle sorgenti di questo plauso, interrogate il pensiero delle moltitudini: quel plauso è sorto, perchè salutandovi, salutavano la speranza: perchè il vostro nome ricordava l’uomo del 1821: deludete l’aspettazione; il fremito del furore sottentrerà ad una gioia che non guarda se non al futuro. Oggimai la causa del dispotismo è perduta in Europa. La civiltà è troppo oltre, perchè l’insania di pochi individui possa farla retrocedere. I re della lega lo intendono, ma son troppo in fondo per poter risalire. Essi lottano disperatamente col secolo, e il secolo li affogherà. Han detto: chi nacque tiranno, morrà tiranno: e sia: vissero paurosi e colpevoli, morranno esecrati e deietti. Ma voi, Sire, siete vergine di delitto regale: siete degno ancora d’interpretare il voto del secolo. Davanti al voto del secolo che la grand’anima sua intravvedeva, impallidiva Napoleone, quando il diciotto brumaio, lo costituiva in contrasto colla libertà nella sala de’ cinquecento. Fu l’unica volta che Napoleone impallidì: ma pochi anni dopo egli commentava dolorosamente nell’isola di Sant’Elena quel pallore proferendo le memorande parole: j’ai heurté les idées du siècle, et j’ai tout perdu.

Sire! per quanto v’è di più sacro, fate senno di quelle parole. Volete voi morir tutto, e vilmente? La fama ha narrato che nel 1821 uno schiavo tedesco insultò al principe Carlo Alberto fuggiasco, salutandolo re d’Italia. Quell’onta, Sire, vuol sangue. Spargetelo in nome di Dio, e lo scherno amaro ripiombi sulla testa de’ nostri oppressori. Prendete quella corona: essa è vostra purchè vogliate.

Attendete le solenni promesse. — Conquistate l’amore de’ milioni. Tra l’inno de’ forti, e de’ liberi, e il gemito degli schiavi, scegliete il primo. Liberate l’Italia da’ barbari e vivete eterno!

Afferrate il momento.

Un altro momento; e non sarete più in tempo. Rammentate la lettera di Flores-Estrada a Fernando; rammentate quella di Potter a Guglielmo di Nassau!

Sire! io v’ho detto la verità. Gli uomini liberi aspettano la vostra risposta ne’ fatti. Qualunque essa sia, tenete fermo che la posterità proclamerà in voi. — Il Primo tra gli uomini, o l’Ultimo de’ Tiranni italiani. — Scegliete!


UN ITALIANO.

1831.