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Sire! sono queste le sole vie che vi avanzano? Siete voi tale da non poter mietere che l’odio o il disprezzo?

E v’ha una terza via, Sire, che conduce alla vera potenza e all’immortalità della gloria. V’è un terzo alleato più sicuro e più forte per voi che non son l’Austria e la Francia. E v’ha una corona più brillante e sublime che non è quella del Piemonte, una corona che non aspetta se non l’uomo abbastanza ardito per concepire il pensiero di cingerla, abbastanza fermo per consecrarsi tutto alla esecuzione di siffatto pensiero, abbastanza virtuoso per non insozzarne lo splendore con intenzioni di bassa tirannide.

Sire! non avete cacciato mai uno sguardo, uno di quegli sguardi d’aquila, che rivelano un mondo, su questa Italia, bella del sorriso della natura, incoronata da venti secoli di memorie sublimi, patria del genio, potente per mezzi infiniti, a’ quali non manca che unione, ricinta di tali difese che un forte volere e pochi petti animosi basterebbero a proteggerla dall’insulto straniero? E non avete mai detto: la è creata a grandi destini! Non avete contemplato mai quel popolo che la ricopre, splendido tuttavia malgrado l’ombra che il servaggio stende sulla sua testa, grande per istinto di vita, per luce di intelletto, per energia di passioni; feroci o stolte, poichè i tempi contendono l’altre, ma che son pur elementi dai quali si creano le nazioni; grande davvero, poichè la sciagura non ha potuto abbatterlo e togliergli la speranza? Non v’è sorto dentro un pensiero: traggi, come Dio dal caos, un mondo da questi elementi dispersi; riunisci le membra sparte e pronuncia: È mia tutta e felice; tu sarai grande siccome è Dio creatore e venti milioni d’uomini sclameranno: Dio è nel cielo e Carlo Alberto sulla terra!

Sire! voi la nudriste cotesta idea: il sangue vi fermentò nelle vene, quando essa vi si affacciò raggiante di vaste speranze e di gloria; voi divoraste i sonni di molte notti dietro a quell’unica idea; voi vi faceste cospiratore per essa. E badate a non arrossirne, Sire! Non v’è carriera più santa al mondo di quella del cospiratore che si costituisce vindice dell’umanità, interprete delle leggi eterne della natura. I tempi allora furono avversi; ma perchè dieci anni e una corona precaria avrebbero distrutto il pensiero della vostra gioventù, il sogno delle vostre notti? Dieci anni e una corona avrebbero ricacciata nel fango l’anima che passeggiava sui re dell’Europa? Onta a voi! La posterità perdona ogni cosa a un re fuorchè la viltà; e che cosa è l’uomo che può esser grande e non è? Quel concetto, Sire, è pur sempre il maggior titolo, l’unico forse, che voi abbiate alla stima degli uomini italiani; e voi rinneghereste la parte che aveste in esso? Tutta l’Italia non sarebbe che illusa? E mentre ognun crede che Carlo Alberto ambisce d’esser da più degli altri uomini, non avrebbe egli ambito che pochi anni di trono prima del tempo? Per Dio, Sire, che i dominatori de’ popoli abbiano ad esser diseredati dalla natura di tutte quante le generose passioni! Che un cuore di re non abbia a battere mai per quanto fa battere i cuori delle migliaia! Che il sole d’Italia non abbia a fecondare di affetti magnanimi che petti di cittadini! Che i tiranni stranieri abbiano soli accarezzata per secoli quest’idea e l’accarezzino tuttavia, un principe italiano non mai!

Sire! se veramente l’anima vostra è morta a’ forti pensieri, se non avete, regnando, altro scopo che di trascinarvi nel cerchio meschino de’ re che vi han preceduto, se avete anima di vassallo, allora rimanetevi; curvate il collo sotto il bastone tedesco e siate tiranno; ma tiranno vero, perchè un sol