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65Sovr’un ombroso Platano sospeso.
Noi spargerem le prime a goccia a goccia
Sotto il Platano ombroso umido unguento
Ad onor tuo fuor d’un argenteo vase.
Tai note scriverem su la corteccia
70In Dorica1 favella, affinchè lette
Sien da chi passa: A me si dee rispetto,
Che d’Elena son pianta. O Sposa, addio,
Addio, tu, che la Figlia hai del gran Giove.
Latona a voi conceda illustre prole,
75Latona de la prole alma Nutrice.
Tra Voi Ciprigna inspiri un pari affetto,
La Dea Ciprigna: Giove stesso, Giove
Di Saturno il figliuol, dono a Voi faccia
D’immortali ricchezze, acciò che sempre
80Passino in avvenir da generosi
A generosi Eroi. Scenda col sonno
Un reciproco amor ne’ vostri petti,
Ed un’ardente brama. E in su l’Aurora
Poi vi sovvenga di lasciar le piume:
85Che a buon mattin ritornerem noi pure,
Quando il primo Cantor dal proprio letto
La ben pennuta sua cervice alzando
Sciorrà sua voce. Or ti rallegra intanto
Imene,2 o Imeneo per queste nozze.
FINE.
- ↑ Quattro essendo, oltre al comune, i dialetti più nobili, e più usati tra’ Greci, val a dire l’Attico, l’Ionico, l’Eolico, e ’l Dorico; in quest’ultimo scriveva d’ordinario Teocrito, e alcuna volta nell’Ionico. Era però il Dorico a’ suoi tempi già riformato, e reso più dolce νέα, κ. μαλθακωτέρα.
- ↑ Questa era la solita cantilena, che tra l’altre cerimonie nelle nozze s’usava. Perciò Catullo nell’Epitalamio, che fece per l’amico Manlio ripete anch’egli sì di frequente que’ versi
O Hymenœe Hymen
Hymen o Hymenœe.