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ELOGIO DEL SIGNOR


GABRIELLO CHIABRERA


SOVRA IL CAVALLI,


Da una sua lettera de' 10 Decembre 1630 di Savona.



I

Popoli della Grecia per li tempi antichi, abitando in varie Regioni, favellavano variamente; onde appellossi uno Idioma Attico, altro Dorico, ed altro Jonico, ed altro Eolico. Ciascuno di questi ebbe molti Scrittori e di chiara fama. Tal cosa non intervenne all'Italia anticamente, perchè altra scrittura non si usò, nè a noi è trapassata, salvo Romana. Dopo ammutolitasi la Lingua Latina, in Italia sorsero molti linguaggi, per la lunga dimora, che vi fecero Popoli Barbari: ma niuno ebbe pregio, se non fu il Fiorentino; e per lunga stagione e Prose e Versi solamente Fiorentinamente si dettarono. Ben leggesi presso Dante in una Scrittura, ch’egli latinamente compose, ed appellolla De vulgari eloquentia, che sua opinione era, che d‘ogni lingua d’Italia si facesse quasi una messe; stimando così doverti più arricchire ed ornare la favella: ma non veggiamo essersi abbracciata sì fatta opinione; e però Fiorentinamente hanno gli uomini distesi i loro componimenti. A’ nostri giorni sorsero in Padova ed in Vicenza Spiriti vivaci e leggiadri, i quali poetarono sotto nome di Begotto e di Menone in favella Vicentina e Padovana di Contado; e la loro eccellenza ha tratti uomini di senno a leggerli di buon grado.