Operette morali/Dialogo di Malambruno e di Farfarello
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Giacomo Leopardi - Operette morali (1827)
Dialogo di Malambruno e di Farfarello
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- Malambruno
- Spiriti d’abisso, Farfarello, Ciriatto, Baconero, Astarotte, Alichino, e comunque siete chiamati; io vi scongiuro nel nome di Belzebù, e vi comando per la virtù dell’arte mia, che può sgangherare la luna, e inchiodare il sole a mezzo il cielo: venga uno di voi con libero comando del vostro principe e piena potestà di usare tutte le forze dell’inferno in mio servigio.
- Farfarello
- Eccomi.
- Malambruno
- Chi sei?
- Farfarello
- Farfarello, a’ tuoi comandi.
- Malambruno
- Rechi il mandato di Belzebù?
- Farfarello
- Sì recolo; e posso fare in tuo servigio tutto quello che potrebbe il Re proprio, e più che non potrebbero tutte l’altre creature insieme.
- Malambruno
- Sta bene. Tu m’hai da contentare d’un desiderio.
- Farfarello
- Sarai servito. Che vuoi? nobiltà maggiore di quella degli Atridi?
- Malambruno
- No.
- Farfarello
- Più ricchezze di quelle che si troveranno nella città di Manoa1 quando sarà scoperta?
- Malambruno
- No.
- Farfarello
- Un impero grande come quello che dicono che Carlo quinto si sognasse una notte?
- Malambruno
- No.
- Farfarello
- Recare alle tue voglie una donna più salvatica di Penelope?
- Malambruno
- No. Ti par egli che a cotesto ci bisognasse il diavolo?
- Farfarello
- Onori e buona fortuna così ribaldo come sei?
- Malambruno
- Piuttosto mi bisognerebbe il diavolo se volessi il contrario.
- Farfarello
- In fine, che mi comandi?
- Malambruno
- Fammi felice per un momento di tempo.
- Farfarello
- Non posso.
- Malambruno
- Come non puoi?
- Farfarello
- Ti giuro in coscienza che non posso.
- Malambruno
- In coscienza di demonio da bene.
- Farfarello
- Sì certo. Fa conto che vi sia de’ diavoli da bene come v’è degli uomini.
- Malambruno
- Ma tu fa conto che io t’appicco qui per la coda a una di queste travi, se tu non mi ubbidisci subito senza più parole.
- Farfarello
- Tu mi puoi meglio ammazzare, che non io contentarti di quello che tu domandi.
- Malambruno
- Dunque ritorna tu col mal anno, e venga Belzebù in persona.
- Farfarello
- Se anco viene Belzebù con tutta la Giudecca e tutte le Bolge, non potrà farti felice né te né altri della tua specie, più che abbia potuto io.
- Malambruno
- Né anche per un momento solo?
- Farfarello
- Tanto è possibile per un momento, anzi per la metà di un momento, e per la millesima parte; quanto per tutta la vita.
- Malambruno
- Ma non potendo farmi felice in nessuna maniera, ti basta l’animo almeno di liberarmi dall’infelicità?
- Farfarello
- Se tu puoi fare di non amarti supremamente.
- Malambruno
- Cotesto lo potrò dopo morto.
- Farfarello
- Ma in vita non lo può nessun animale: perché la vostra natura vi comporterebbe prima qualunque altra cosa, che questa.
- Malambruno
- Così è.
- Farfarello
- Dunque, amandoti necessariamente del maggiore amore che tu sei capace, necessariamente desideri il più che puoi la felicità propria; e non potendo mai di gran lunga essere soddisfatto di questo tuo desiderio, che è sommo, resta che tu non possi fuggire per nessun verso di non essere infelice.
- Malambruno
- Né anco nei tempi che io proverò qualche diletto; perché nessun diletto mi farà né felice né pago.
- Farfarello
- Nessuno veramente.
- Malambruno
- E però, non uguagliando il desiderio naturale della felicità che mi sta fisso nell’animo, non sarà vero diletto; e in quel tempo medesimo che esso è per durare, io non lascerò di essere infelice.
- Farfarello
- Non lascerai: perché negli uomini e negli altri viventi la privazione della felicità, quantunque senza dolore e senza sciagura alcuna, e anche nel tempo di quelli che voi chiamate piaceri, importa infelicità espressa.
- Malambruno
- Tanto che dalla nascita insino alla morte, l’infelicità nostra non può cessare per ispazio, non che altro, di un solo istante.
- Farfarello
- Sì: cessa, sempre che dormite senza sognare, o che vi coglie uno sfinimento o altro che v’interrompa l’uso dei sensi.
- Malambruno
- Ma non mai però mentre sentiamo la nostra propria vita.
- Farfarello
- Non mai.
- Malambruno
- Di modo che, assolutamente parlando, il non vivere è sempre meglio del vivere.
- Farfarello
- Se la privazione dell’infelicità è semplicemente meglio dell’infelicità.
- Malambruno
- Dunque?
- Farfarello
- Dunque se ti pare di darmi l’anima prima del tempo, io sono qui pronto per portarmela.
Note
- ↑ Città favolosa, detta altrimenti El Dorado, la quale immaginarono gli Spagnuoli, e la credettero essere nell’America meridionale, tra il fiume dell’Orenoco e quel delle Amazzoni. Vedi i geografi.