Opere minori 1 (Ariosto)/Poesie attribuite/Elegia III

Elegia III

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III.1


     Lasso, che bramo più, che più vogl’io,
Se nulla cosa di voler mi resta,
3E son, senza desir, pien di disio?
     Amor mi tien pur sempre in gioja e in festa:
Che brami dunque, disïosa voglia?
6Qual nuova cosa tanto mi molesta?
     I’ voglio, ma non so quel ch’io mi voglia;
E volendo mi doglio: ah duro fato,
9Che senza alcun dolor sempre mi doglia!
     So ben ch’io son più lieto e più beato
Di quale amante più felice mai,
12E sovra modo alla mia donna grato;
     So che lei m’ama ed hammi caro assai,
E meco è d’una voglia e d’uno amore,
15E possedo quel ben ch’io desiai:

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     Ma nuova voglia ancor resta nel côre,
E senza mai provar pravo tormento,2
18Con certo non so che lieto dolore.
     E bench’io sia tra gli altri il più contento,
Pur bramo anch’io, bench’io nol sappia dire;
21E così, il più felice e più contento,
     Se altro bramar non so, bramo morire.




Note

  1. Questo ancora non è, per mio parere, più dell’Ariosto, di quel che sieno i due precedenti. — (Barotti.)
  2. Un arguto amico, non estraneo alle nostre fatiche, suggerisce questa correzione: E senza mal provar, provo tormento.