Opere minori (Ariosto)/Rime varie/Sonetto V

Sonetto V

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Sonetto V.


     Nel mio pensier, che così veggio audace,
Timor, freddo com’angue, il cor m’assale:
Di lino e cera egli s’ha fatto l’ale,
4Disposte a liquefarsi ad ogni face.
     E quelle, del disir fatto seguace,
Spiega per l’aria, e temerario sale:
E duolmi che a ragion poco ne cale,
8Che devría ostargli, e sel comporta e tace.
     Per gran vaghezza d’un celeste lume
Temo non poggi sì, che arrivi in loco
11Dove si accenda e torni senza piume.
     Saranno, oimè! le mie lagrime poco
Per soccorrergli poi, quando nè fiume
14Nè tutto il mar potrà smorzar quel fôco.