Opere minori (Ariosto)/Lettere/Lettera XX

Lettera XX

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XX.1

Allo stesso.

A suo nome, e di Alessandra Strozzi.

Magnifico messer Giovanfrancesco.

Oggi abbiamo avuto una vostra de’ quattro di questo. Non accade a far altra scusa perchè non v’avemo prima scritto: volevamo prima aver la vostra, ch’ogni modo aspettavamo d’aver oggi; e domani, o avendola o non avendola, vi volevamo scrivere per le navi. Voi intenderete che ’l magnifico vostro suocero è senza febbre già cinque dì sono, ma tanto fiacco che par non si possa riavere; e per disgrazia che facesse qualche disordine e che ricadesse, avrei poca speranza nei fatti suoi: e per questo io vi conforto ad accelerarvi più che potete di venir alla conclusione; ch’almanco al fin d’agosto siate in questa terra ben espedito d’ogni cosa. Messer Bonaventura mi ha detto questa mattina, che di dì in dì aspetta la dispensa. Se voi avessi così dal canto vostro in ordine il resto, si faría poco indugio per la dispensa.

Noi credemo di mandarvi il disegno del ricamo della veste morella: pur non lo promettiam certo. Nella veste anderanno ventisei braccia di raso, e nelle sottomaniche due, che faranno [p. 552 modifica]ventotto; e nulla manco, per esser grande come ella è. Io non so la quantità dell’oro che v’andrà. Io so ben che madonna Beatrice Gualenga se ne fe ricamar una questo carnevale, e fece le cordelline d’oro e di seta, e vi si messero due libre d’oro, che messer Guido le mandò a tôrre a Fiorenza. Credo che facendosi queste d’oro schietto, non ve n’andrà meno di tre libre; perchè hanno da esser cordelle, e non cordoni, che mostrano più ricco e più bello.2 Io vi conforto a non guardare un poco più un poco meno: chè quando si ha da far una spesa, si vuol far magnifica, o lasciarla stare. Mi piace che abbiasi trovato il velluto rizzolino,3 che sia bello. Similmente per le sottomaniche bisogneranno ventotto braccia. Circa gli scuffiotti, mi piace che ne facciate fare uno morello e d’oro, massimamente che si confarà con la veste; e così vorrei che l’altro fosse rizzolino e d’oro, essendo l’altra camorra così fatta, cioè rizzolina. La consorte vi prega che siate contento, che facendole una camorra bianca, ch’anco abbia uno scufiotto bianco e d’oro; e tanto più quanto ella sta molto bene col bianco. Io vi avvertisco a cercar d’avere oro sottile, che farà tanto più bello lavoro. E se voi mi rimetterete queste robe, si terrà conto e del numero e del peso, sicchè non ne sarete fraudato d’un ferlino:4 e quando la veste sarà messa insieme per mandarla al ricamatore, io la peserò; e la peserò di nuovo quando il ricamatore me la ritornerà: e la farò lavorare tanto secretamente, che non si saprà; sicchè parerà poi, che voi l’abbiate mandata da Padua bella e fatta. Altro non accade. Abbiamo fatte le vostre raccomandazioni. Il suocero, la consorte e la cognata e noi senza fine ci raccomandiamo a Vostra Signoría.

Ferrariæ, 5 iulii 1532.

Vostri,
Alessandra Strozzi ed il suo Cancelliere.


A Villabona.


Note

  1. Pubblicata dal Barotti, l. c., pag. 407.
  2. Elegante modo, come ognun vede, e da spiegarsi: fanno mostra di cosa più ricca e più bella.
  3. Vedi la Crusca, alla voce Velluto, § II. In altri scrittori lombardi ci sovviene d’aver letto Velluto rizzo e soprarizzo: il rizzolino dovrebbe esprimere un velluto di pelo più corto.
  4. Moneta; quarta parte d’un danaro. Qui sorta di peso. — (Barotti.)