Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone XXI.
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xxi
Io non mi vo’ scusar s’io seguo Amore,
ché gli è usanza d’ogni gentil core.
Con chi sente quel foco, che sento io,
non convien fare alcuna escusazione,
ché ’l cor di questi è sí gentile e pio,
ch’io so che ará di me compassione;
con chi non ha sí dolce passione
scusa non fo, ché non ha gentil core.
Amore ed onestá e gentilezza,
a chi misura ben, sono una cosa:
parmi perduta in tutto ogni bellezza
ch’è posta in donna altèra e disdegnosa;
chi riprender mi può s’io son pietosa,
quanto onestá comporta e gentil core.
Riprenderammi chi ha sí dura mente,
che non conosce gli amorosi rai:
i’ prego Amor che chi amor non sente
nol facci degno di sentirlo mai;
ma chi lo serve fedelmente assai,
ardali sempre col suo foco il core.
Sanza ragion riprendami chi vuole:
se non ha cor gentil, non ho paura;
il mio costante amor, vane parole,
mosse da invidia, poco stima o cura;
disposta son, mentre la vita dura,
a seguir sempre sí gentile Amore.