Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone XIV.
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xiv
Amor, se vuoi tornar drento al mio core,
fa’ che torni pietá nel mio signore.
Tu sai perché da te mi son partito,
ch’altra cagion non fu se non durezza,
avendo io sempre una donna servito
che il mio servire e la mia fé non prezza.
Se vuoi ch’io torni amar la sua bellezza,
fa’ ch’ella sappi quanto è il tuo valore.
Fa’ ch’ella ami il mio cor, che tanto l’ama;
deh! fa’ ch’ella conosca la mia fede;
un tratto sol risponda a chi la chiama:
fa’ che drento al suo cor nasca merzede,
e vengali pietá, quand’ella vede
il fedel servo suo, che per lei more.
Se di pietá facessi un picciol segno,
se si rompessi ancor questo adamante,
bench’io non sia di tanta grazia degno,
piú che mai sare’ io forte e costante:
e’ non fu mai al mondo alcuno amante,
il qual con tanta fé servissi Amore.
Priegoti bene, Amor: quel ch’esser deve
sie sanza indugio, perché il tempo vola:
tant’è il troppo aspettar molesto e grieve,
e ’l tempo ogni pietá ne porta e invola:
amato ho sempre ed amerò lei sola,
se lei pietate ará del mio dolore.