Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone VI.
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | XV. Canzoni a ballo - Canzone V. | XV. Canzoni a ballo - Canzone VII. | ► |
vi
Con tuo promesse e tuo false parole,
con falsi risi e con vago sembiante,
donna, menato hai il tuo fedel amante,
sanz’altro fare; onde m’incresce e duole.
Io ho perduto drieto a tua bellezza
giá tanti passi per quella speranza,
la qual mi die’ la tua gran gentilezza
e la beltá, che qualunque altra avanza:
fida’mi in lei e nella mia costanza,
ma insino a qui non ho se non parole.
Di tempo in tempo giá tenuto m’hai
tanto, ch’io posso annoverar molt’anni;
ed aspettavo pur, di tanti guai
ristorar mi volessi e tanti affanni;
e conosco or che mi dileggi e inganni:
la fede mia non vuol da te parole.
Donna, stu m’ami, come giá m’hai detto,
fa’ ch’io ne veggia qualche esperienzia:
deh! non mi tener piú in cotanto aspetto,
ché forse non arò poi pazienzia:
se vuoi usare in verso me clemenzia,
non indugiare e non mi dar parole.
Questo tenermi come m’hai tenuto
pensa, donna, che l’è la morte mia:
il tuo indugiare è pur tempo perduto,
poiché tu sai quel che ’l mio cor disia.
Deh! fátti alquanto piú benigna e pia;
tra’mi d’impaccio, e non mi dar parole.
Va’, canzonetta, e priega il mio signore
che non mi tenga piú in dubbio sospeso;
di’ che mi mostri una volta il suo core,
e s’è perduto il tempo ch’io ho speso:
come io arò il suo pensiero inteso,
prendo partito, e non vo’ piú parole.